L’idolo dei bambini … che non amava

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animation-da-walt-disney-alla-pixar-animation-studWalt Disney nacque a Chicago il 5 dicembre 1901. Morì a Burbank il 15 dicembre 1966. Sono passati 50 anni dalla sua morte, e ancora viene ricordato come l’uomo che rese vero e credibile un mondo fatto di topi parlanti, principesse e favole europee riscritte secondo il gusto americano, in un periodo in cui le tecnologie erano limitate e il cinema d’animazione soltanto agli inizi.

Probabilmente oggi gli piacerebbe essere ricordato come un innovatore, un artista che ha saputo diffondere la sua arte e ha saputo fare in modo che durasse nel tempo.

Tuttavia, l’unico vero obbiettivo del signor Disney – come scrive la figlia Diane nella biografia del padre – era Disneyland.

Il parco a tema di Los Angeles doveva essere un luogo in cui gli adulti fossero liberi di chiedere un autografo a Mickey Mouse o Donald Duck, senza sentirsi pazzi o squilibrati. Disney voleva costruire un luogo che desse una maggiore “Illusione della vita” rispetto a quella concessa dai film d’animazione.

Gli adulti, al contrario di ciò che si potrebbe pensare, erano il suo vero interesse. Non provava infatti una grande simpatia per i bambini; anzi, quando seppe che il suo film Biancaneve fu battuto al box office da Via col vento, diede la colpa proprio a loro. Affermò che fosse dovuto ai minori ricavi dei biglietti ridotti acquistati dai più piccoli.

Per questo suo scarso amore verso i giovani, obbligò i suoi disegnatori a realizzare i personaggi antagonisti brutti e spaventosi, prendendo addirittura spunto da storie horror quali, ad esempio, Dr Jekyll e Mr Hyde. Durante il periodo di realizzazione di Biancaneve, impose una regina cattiva con queste parole: «Si devono vedere molte ombre, e lei deve venir fuori dalle ombre come mister Hyde dal dottor Jekyll».

E’ deI 5 dicembre del 36 un aneddoto mai raccontato in nessuna biografia ufficiale. Walt Disney volle che i suoi dipendenti gli organizzassero una festa di compleanno. Due di loro realizzarono uno schizzo in cui Topolino consumava il suo amore per Minni. Era una sorta di rappresentazione del rapporto che i lavoratori avevano con il loro capo.

Tutti risero, lo stesso Disney si alzò in piedi ed applaudì per poi chiedere chi fossero gli artefici dello “scherzo”. I due dipendenti risposero. Poco dopo si ritrovarono senza lavoro, travolti dalle urla del simpaticissimo capo.

Isabella Scotti

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