“I luoghi più caldi dell’inferno sono riservati a coloro che in tempi di grande crisi morale mantengono la loro neutralità”. Così scrive il pluripremiato scrittore statunitense Dan Brown nel suo Inferno. Tema caldo quello degli indecisi, così sottovalutati eppure così decisivi nella storia. Proprio loro, quelli sempre in bilico sul pendolo della moralità, a cui nessuno fa caso. D’altronde, chi nota un quadro senza colore, un cielo senza sole, un viso senza espressione, grigio e piatto come un marciapiede da tutti calpestato? Eppure ci sono e la loro presenza (purtroppo) si fa sentire. Un chiaro esempio ai giorni d’oggi si può ritrovare in politica: le analisi statistiche dimostrano che il fenomeno dell’astensionismo sta crescendo sia in Italia (con circa il 30% di non votanti nelle consultazioni elettorali del 2013) che in tutta Europa. Sembra che le persone si siano dimenticate che votare non è solo un diritto, ma anche un dovere.
Ci sono poi tre categorie specifiche di indecisi che non possono non essere menzionati: quelli che si lamentano successivamente, quelli che fanno finta di votare lasciando la scheda elettorale bianca e quelli che seguono la massa o meglio la fazione più forte. Questi sottogruppi fanno quasi a gara per prendersi il primo posto come peggior cittadini del mondo civile. I primi farebbero saltare i nervi anche al più calmo degli uomini, con il loro coinvolgimento nella vita politica solo quando intralcia i loro egoistici interessi. I secondi sono quelli consapevoli delle loro azioni, senza però il coraggio di farlo vedere. Gli ultimi sono forse i più odiati, quelli senza un pensiero che sia veramente loro, privi di spina dorsale e di un minimo di coscienza. Tuttavia c’è una cosa che li accomuna: l’analfabetismo politico. Bertolt Brecht, poeta e drammaturgo tedesco, ne scriveva già ai suoi tempi in modo molto interessante:
“[…] non sente, non parla, non si interessa degli avvenimenti politici. L’analfabeta politico è così somaro che si vanta e si gonfia il petto dicendo che odia la politica. Non sa l’imbecille che dalla sua ignoranza politica nasce la prostituta, il bambino abbandonato, l’assaltante e il peggiore dei banditi che è il politico imbroglione…”
L’ignoranza politica, dunque, avrebbe le sue basi nell’adolescenza, periodo in cui il ragazzo rimane inesperto e disinteressato alla vita politica, quasi come se non dipendesse da lui, non fosse considerato o semplicemente rimanesse indifferente al mondo esterno. In questo campo i genitori e soprattutto la scuola si dovrebbero impegnare per formare dei giovani adulti con delle opinioni personali in grado di votare e diventare protagonisti attivi della propria vita. Basti pensare alle elezioni americane del 2016: solamente il 56,9% degli aventi diritto al voto ha esercitato tale diritto. Qui non si parla di coloro che hanno tante idee in testa e valutano più opzioni. No. Il discorso dovrebbe essere valido per ogni nostra decisione. E’ proprio qui tuttavia che sta la differenza: alla fine si fa una scelta. Qui non si considera una conseguenza che si ripercuote solo nella propria vita, no: gli indecisi in questo campo cambiano la storia. E qui non si parla solo di se stessi, ma dell’esistenza di quel lungo e sanguinoso processo che abbiamo ottenuto solo dopo secoli di petizioni, guerre, battaglie: la democrazia. Forse il diritto di voto è da tutti sottovalutato, ma è di fatto l’unica sottile linea invisibile che ci distingue tra essere sudditi o liberi cittadini.
Elisa Buglione-Ceresa