Occhi sbarrati a guardare un cielo che non perdona, troppo malvagio per vederci qualcosa di positivo, un cielo che sembra voler schiacciare tutto il mondo, volerlo sopraffare. Tremava al pensiero di poter essere soffocata.
Ci fosse qualcosa a cui potersi aggrappare … nulla. Nessuna spiegazione logica. Lei trovava sempre una spiegazione razionale … sempre! La sua ragione era la sua salvezza, lo è sempre stata. Anche i libri di cui era solita nutrirsi rispondevano con un religioso silenzio alla sue domande.
Si chiuse nel suo dolore e fumando una sigaretta ragionò su tutto quello che quel dannato cielo le aveva portato. Non credeva nell’esistenza di Dio, ma aveva bisogno di dare la colpa a qualcuno, doveva urlare contro qualcuno o qualcosa per sfogarsi, così scelse il cielo.
Aspirò, si guardò intorno e cercò qualcosa a cui aggrapparsi per continuare, per andare avanti.
Guardava il paesaggio con occhi nuovi, occhi che non sarebbero tornati più quelli di un tempo dopo quello che avevano visto.
“Questo dolore ti farà crescere” così dicevano tutti. Ogni persona la guardava con un’aria triste, compassionevole. Ma non era la compassione che voleva. Voleva solo lui, non bramava altro, non pensava più ad altro, tutto quello che faceva nella sua vita,ormai, portava con se l’ombra di quella persona. Desiderava solo lui, ogni giorno urlava al cielo di restituirglielo, e piangeva.
Erano passati mesi, si era resa conto di non essere più la stessa, voleva riprendersi, riprendere in mano la sua vita,ma qual mondo le sembrava così diverso ora.
Mentre questi pensieri animavano la sua mente una folata di vento la colpì, la avvolse. Era un vento tiepido. Quel soffio la abbracciò, la strinse con un calore ed una forza che non sentiva più da quel dannato giorno. Era lui, sapeva che era lui ad abbracciarla, respirò quel calore, si cinse le spalle, chiuse gli occhi e per una volta dopo mesi sentì il suo cuore aprirsi di nuovo, aprirsi ad un sentimento che per un periodo aveva pensato di non poter più provare: la serenità.
Chiuse gli occhi, lo salutò con il pensiero, finì la sigaretta e si incamminò per la strada piena di ciottoli distrutti del vialetto di casa sua.
Sul viso una linea terribilmente simile ad un sorriso.
Domiziana Aimar (4B)