Trentacinque delegazioni da trentacinque diversi Convitti ed Educandati d’Italia, riunite allo Stadio Primo Nebiolo di Torino, per inaugurare l’evento che per il quinto anno consecutivo offre loro la possibilità di confrontarsi, incontrarsi, conoscersi. I colori di 1800 tute radunate sugli spalti hanno dato inizio a una settimana all’insegna dello sport e dello spettacolo, nell’aria primaverile e soleggiata, segno, si spera, di un tempo più clemente rispetto all’ultima edizione. In uno scenario che non poteva meglio inquadrare lo spirito sportivo della manifestazione, hanno sfilato i rappresentanti di ogni Convitto fra le ovazioni e gli applausi degli altri partecipanti. A introdurre la sfilata il gruppo di majorette Turinstars e la banda musicale di Torino Mirafiori e a concluderla la delegazione del Convitto Umberto I, ospite anche quest’anno. La partecipazione e la voglia di mettersi in gioco sono emerse ancor più nel giuramento, tradotto anche nel LIS, degli atleti e degli arbitri, che si sono impegnati per un gioco leale e corretto. Un giuramento proclamato davanti a tutti, per tutti, una presa di coscienza che, anche in competizione, anche nella sfida ciò che conta è la correttezza. Uno spirito adatto a questa nuova edizione, che ha preso vita alla luce dei festeggiamenti per Italia 150. Davanti allo spettacolo di una nazione unita in tutte le sue profonde differenze, l’incontro fra i Convitti italiani non può che essere la più bella dimostrazione che i ragazzi possono dare della loro voglia di essere italiani, del desiderio di una penisola unita, di un futuro insieme. La bandiera, come simbolo vivo della nostra Nazione, è stata protagonista dei festeggiamenti. Ha preso vita fra le mani dei partecipanti sugli spalti grazie a fogli colorati che si sono alzati verso il cielo al suono dell’inno nazionale; sull’asta dell’alzabandiera di fronte agli spalti, issata, forse in un gesto più solenne ma dal significato ugualmente profondo, da tre rappresentati del corpo degli alpini; sui nastri che hanno volteggiato attorno alle armoniche figure di ginnastica artistica; sulle magliette dei bambini e ragazzi che hanno disegnato il tricolore sul campo dello stadio, in ulteriore omaggio all’unione che quest’anniversario si propone di portare al nostro Paese. Un Bel Paese che ha trovato nelle Convittiadi un’espressione di quella cultura che davvero può renderlo unito, che nello sfilare dei colori delle tante regioni italiane, fra il suono dei campanacci Valdostani e i cori del convitto di Napoli, ha incontrato la disponibilità di condivisione che solo l’arte e lo sport sanno davvero diffondere e far apprezzare.
Federica Baradello