L’azione collettiva
Talvolta un gruppo invocherà una norma sociale per razionalizzare l’egoismo , ad esempio una norma prescrive paga uguale per uguale lavoro . Gli operai la invocheranno quando guadagnano meno degli occupati in altre fabbriche ,ma non quando i loro redditi sono più alti . Se alcuni gruppi riescono ad utilizzare le norme per soddisfare obiettivi egoistici , ciò può accadere solo perchè altre desiderano che quei principi abbiano la precedenza sull’interesse personale .
Quando le persone obbediscono alle norme spesso hanno in mente un risultato preciso : vogliono evitare la disapprovazione degli altri ; l’obbedire diventa razionale .
Quando le prescrizioni sono interiorizzate esse vengono seguite anche nei casi in cui la loro violazione passerebbe inosservata e non esposta a sanzioni . La punizione conseguente alla violazione è determinata dal fatto che coloro che non esprimono la loro disapprovazione per la violazione diventano loro stesse il bersaglio della critica di terzi ( potrebbe esistere una norma che impone di punire gli individui che non sanzionano quelli che non fanno Z ) .
Supponiamo ora che ciascun membro di un gruppo possa scegliere tra impegnarsi in una certa attività e non farlo.
Il gruppo ha un problema di azione collettiva se è meglio per tutti che qualcuno vi si applichi , piuttosto che non lo faccia nessuno , ma meglio per ognuno astenersi .
L’impegno di tutti nella data attività , piuttosto dell’impegno di nessuno , può essere meglio per tutti o non esserlo ; inoltre che tutti lo facciano può essere o non essere la cosa migliore .
Cooperare significa agire contro il proprio personale interesse in modo da avvantaggiare il singolo se alcuni agiscono in quella maniera .
Siamo di fronte all’estensione del Dilemma del prigioniero , dal caso delle due persone si passa a gruppi di qualunque dimensione.
Cerchiamo di spiegare con esempi pratici la tendenza alla razionalità individuale a generare situazioni collettive negative . Dal punto di vista dei pendolari è più vantaggioso che ciascuno si sposti con l’autobus piuttosto che in macchina , ma per il singolo è sempre meglio la seconda soluzione . E’ preferibile per tutti che nessuno butti i rifiuti nel parco , anche se il singolo individuo non ha alcun incentivo ad astenersi dal farlo .
Nel Dilemma del prigioniero gli individui che fanno ciò che è meglio per tutti ,se ciascuno si comporta in quel modo, sono chiamati cooperatori , gli altri sono detti non cooperatori. I benefici attesi variano a seconda del numero dei cooperatori . Ci sono due modi in cui i cooperatori addizionali avvantaggiano gli altri . Essi possono accrescere o l’ammontare di un bene reso disponibile o la probabilità che tale bene diventi accessibile ( quando invece di usare la propria macchina sempre più persone prendono l’autobus per andare al lavoro il traffico diminuisce considerevolmente e ognuno risparmia tempo ) .
La non collaborazione è individualmente razionale in termini di vantaggi personali .
Come nel Dilemma del prigioniero a due persone il non collaboratore , o free rider , ottiene il vantaggio maggiore laddove il risultato peggiore spetta al cooperatore . Più persone collaborano più la situazione migliorerà rispetto a quanto potrebbe accadere se nessuno collaborasse. Ma la cooperazione ha anche un costo che varia con il numero dei cooperatori ; ad esempio quando la gente partecipa a campagne in sostegno ad una trasmissione radiofonica pubblica chiamando in diretta , le linee telefoniche finiscono con il congestionarsi e per avere la comunicazione ci vuole più tempo. Lo svantaggio della cooperazione cresce così velocemente all’aumentare del numero delle persone che partecipano da superare non solo il beneficio di ogni collaboratore , ma persino la somma totale dei vantaggi di ciascuno .
Consideriamo un altro esempio : un piccolo gruppo di rivoluzionari non ottiene risultati , ma quando quasi tutti vi sono confluiti ha poca importanza che lo facciano anche i pochi non ancora coinvolti , cioè i primi e gli ultimi cooperatori contribuiscono con poco , mentre quelli che intervengono nelle posizioni centrali sono maggiormente efficaci .
Le espressioni ” primi” , in ” posizione centrale ” , ” ultimi ” si possono riferire al tempo o ad azioni di collaborazioni simultanee quali ad esempio il voto ; nell’ultimo caso dire che gli ultimi elettori aggiungono molto poco significa affermare che il vantaggio prodotto nella situazione in cui tutti votano si avvicina molto al beneficio ottenuto nella circostanza in cui quasi nessuno si astiene .
In genere pochi free riders non annullano i vantaggi della cooperazione ( è vero però che la singola impresa che venda i prodotti a un prezzo più basso di quello del cartello può controllare il mercato ).
Può accadere che le persone che collaborano determinino più perdite che vantaggi , ciò accade perchè il danno che esse arrecano a se stesse ( per il costo della cooperazione ) supera il beneficio che esse generano per gli altri , infatti se in tempo di guerra tutti quanti insistono per unirsi alle forze armate , nessuno rimarrà per lavorare nelle industrie che per la guerra sono di vitale importanza . Nei casi in cui la collaborazione universale è controproducente è difficile selezionare per mezzo di una soluzione decentralizzata la persone che dovranno partecipare e quelle che non dovranno farlo.
Un azione collettiva decentralizzata caratterizzata dalla partecipazione di tutti fonda un’istituzione centrale in grado di imporre l’adesione di alcuni ( prima che i lavoratori fossero organizzati era impossibile portarne alcuni allo sciopero : tutti o nessuno ) . Le soluzioni decentralizzate possono essere generate da motivazioni individuali quali l’egoismo , l’altruismo , le norme sociali o qualche loro combinazione.
Quando le persone affrontano ripetutamente un problema di azione collettiva è possibile che sia nel loro personale interesse cooperare ; nelle interazioni ripetute ciascuna persona deve scegliere un meccanismo di reazione che le suggerisca cosa fare in ogni data circostanza , in funzione di ciò che essa e le altre hanno fatto in passato. Ad esempio la frase comune ” dente per dente ” definisce un equilibrio , come ” non cooperare mai ” determina anch’essa un equilibrio .
Se si chiede alle persone per quale motivo cooperino potremmo avere tre tipi di risposte ( escludiamo le motivazioni egoistiche ) :
1) desiderio di compiere la data azione che risulta la migliore se tutti la facessero ( teoria kantiana ) ;
2) proporre il bene comune ( utilitaristici ) ;
3) motivati dalla norma dell’imparzialità , cioè non vogliono comportarsi da free rider nella cooperazione con gli altri ma nemmeno collaborare quando pochi lo fanno .
Teoricamente i kantiani potrebbero agire da catalizzatori per gli utilitaristici e questi come moltiplicatori dei kantiani ; a loro volta gli utilitaristici potrebbero funzionare da catalizzatori per le persone che sono motivate dalla norma dell’imparzialità .
Si consideri ora la cooperazione tra operai e possessori del capitale nella produzione ; il lavoro o il capitale da soli non produrranno alcun valore . Per farlo, devono interagire nella produzione ; i vantaggi della divisione del lavoro rappresentano un altro esempio dell’interagire .
Per aver successo la collaborazione di questo tipo richiede la soluzione di due tipi di problemi . Si deve produrre un meccanismo che distribuisca i vantaggi della cooperazione e nei casi in cui la partecipazione universale è superflua decidere a chi sarà concesso il comportamento da free rider.
Entrambi i problemi possono essere risolti o con un meccanismo decentralizzato ( contrattazione ) o con uno centralizzato.
E’ meglio per tutti che esistano delle leggi piuttosto che non ne esista nessuna , ma ciascun particolare ordinamento giuridico avvantaggerà alcuni più di altri . Per raggiungere un accordo è necessario contrattare.
Ad esempio i sindacati che appartengono a una stessa organizzazione prima di contrattare con le aziende devono accordarsi l’uno con l’altro su come coordinare le loro battaglie . La contrattazione tra molte persone può facilmente fallire ; quando sono possibili molti accordi vantaggiosi con vincitori e perdenti distinti , nessuno vuole rientrare tra questi ultimi . La semplice molteplicità dei compromessi cooperativi può impedire che uno qualunque di essi venga realizzato . La contrattazione tra tre o più attori è qualitativamente diversa da quella a due per il fatto di consentire la formazioni di coalizioni . In una trattativa tra tre gruppi è possibile che due di esse si alleino contro la terza . Supponiamo che un certo numero di persone stia discutendo su come dividere i profitti di un ‘ impresa cooperativa e che sia proposta una determinata distribuzione .
Se all’interno del gruppo si forma una coalizione più ristretta che può migliorare la propria situazione ritirandosi dalla società comune per formare una propria , la distribuzione proposta non verrà approvata ; una divisione accettabile non crea alcun incentivo a ritirarsi per nessuna coalizione .
Possiamo definire un ‘istituzione come un meccanismo che fa rispettare una regola ; le regole guidano il comportamento di un gruppo ben definito di persone per mezzo di sanzioni esterne e formali . Le istituzioni influiscono sulla nostra vita obbligandoci o inducendoci ad agire in certi modi , costringendoci a finanziare attività , conferendoci il potere di fare cose che altrimenti sarebbero per noi inaccessibili , modificando il contesto della contrattazione tra parti private , concedendoci incentivi , ecc… . Modificare il comportamento ricorrendo all’uso della forza è l’aspetto più significativo delle istituzioni . Le istituzioni possono migliorare la situazione di tutti risolvendo problemi di azione collettiva .
Un partito rivoluzionario ha la possibilità di obbligare i contadini ad unirsi ad esso o minacciandoli con la violenza ,oppure allettandoli con l’offerta di programmi di istruzione o di aiuto per il raccolto . Per vincere la tendenza dei cittadini a comportarsi da free rider , lo stato ha la facoltà di obbligarli a pagare le tasse e di usare le entrate per produrre i beni pubblici ; altrimenti può costringerli o indurli a cooperare , per esempio multando le imprese che inquinano o concedendo riconoscimenti agli inventori .
Quando le istituzioni influiscono sul benessere delle persone , esse possono o migliorare la situazione di tutte , o avvantaggiarne alcune a spese di altre , o peggiorare la condizione di ciascuna .
Consideriamo una tassa imposta sulle attività non agricole volta a sovvenzionare gli agricoltori . Un’ imposta proporzionale sul reddito prodotto dalle attività non agricole determinerà una riduzione del reddito totale , poichè le persone tassate tenderanno a lavorare di meno. ( in teoria è possibile che per mantenere lo standard di vita cui si era abituata la gente lavori di più ; di solito questo effetto è dominato dalla tendenza a preferire il tempo libero al lavoro ogni volta in cui le attività produttive diventano meno remunerative) .
Potrebbe accadere che la riduzione del reddito dei non agricoltori determini una contrazione delle domande dei prodotti agricoli tanto consistente che anche i contadini finirebbero con l’uscirne svantaggiati.
Alcuni interventi istituzionali sono efficienti , cioè migliorano la situazione di tutti . Tali cambiamenti sono chiamati paretiani , dall’economista italiano Pareto .Uno stato in cui non è possibile migliorare la situazione di qualcuno senza peggiorare quella di altri è detto Pareto – ottimale; un miglioramento paretiano può essere un movimento verso uno stato Pareto – ottimale.
Alcuni interventi istituzionali sono redistributivi , cioè trasferiscono reddito senza alcuno spreco , altri realizzano una redistribuzione che comporta qualche perdita , altri ancora generano efficienza a spese dell’obiettivo redistributivo ; infine alcuni interventi sono dannosi .
Tali effetti possono essere intenzionali o non intenzionali. Generalmente il risultato sperato è di carattere redistributivo , mentre lo spreco è una conseguenza collaterale non voluta .
Se il comportamento non cooperativo viene punito con una pesante multa, i cooperatori guadagnano di più dei non cooperatori in ogni occasione. La cooperazione è una strategia dominante . Se la contravvenzione è lieve , tanto la collaborazione quanto la non collaborazione generano un equilibrio ( se coopera un individuo in più , lo faranno tutti gli altri , poichè in questo caso i cooperatori guadagnano di più di chi non partecipa , mentre se una persona smette di collaborare , anche gli altri lo faranno , poichè ora sono i cooperatori che stanno peggio ).
Anche un incentivo consistente farebbe della collaborazione una strategia dominante , mentre uno più piccolo genererebbe sia un equilibrio cooperativo sia uno non cooperativo.
Fabio Faccilongo