A fine agosto, finite le vacanze a malincuore prima del tempo, sono arrivata a Saint-Genis-Laval, un comune di origine medievale della metropoli di Lione nella regione Auvergne-Rhône-Alpes. La scuola francese iniziava infatti il 2 settembre, due settimane in anticipo rispetto a quella italiana, un tempo che mi è servito per avvicinarmi con più calma alla nuova realtà.
Saint-Genis-Laval è un paese tranquillo e residenziale che si trova a soli 20 minuti da Lione, città invece vibrante di vita, unica per storia e cultura, Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, piena di giovani universitari.
Soprattutto nei primi fine settimana sono andata a Lione, per camminare nei grandi viali della Presqu’île, la penisola che si trova tra il Rodano e la Saona o per addentrarmi nel centro storico: ci sono arrivata molto facilmente e in fretta, attraverso il sistema di trasporto pubblico che, pur partendo da un paesino di circa 20 mila abitanti, è dotato di trasporti efficienti ed affidabili.
Lione, molto in fretta, è diventata per me una seconda casa!
I primi mesi di esperienza all’estero sono stati molto stimolanti, non ho avuto ripensamenti sulla mia scelta e vivere lontano da casa mi sta mettendo alla prova e mi fa sentire più libera e autonoma.
Martine e Bernard sono ospiti gentilissimi: vivo con una coppia sposata che, pur non essendo più molto giovane, mi sta aiutando a scoprire la cultura francese, raccontandomi i fatti storici e le curiosità di questa grande nazione, che apprezzo sempre di più anche grazie alle doti culinarie di Martine.
La scuola, sicuramente è più moderna delle nostre, sia per la struttura (la sua grandezza è stupefacente), sia per il metodo didattico e i programmi affrontati (spesso presentati per aree tematiche).
Nel sistema scolastico francese gli studenti del terminal (che corrisponde alla quarta superiore italiana) devono scegliere due materie che sono oggetto del baccalauréat, (la maturità francese). Un’occasione unica per orientarsi verso i propri interessi e, di conseguenza, per cominciare a mettere a fuoco il proprio futuro universitario o lavorativo.
Ma non è tutto oro ciò che luccica. Ciò che colpisce di più in negativo è la presenza veramente limitata delle lingue straniere; nella classe dell’ultimo anno le ore settimanali di inglese e della terza lingua (a scelta tra italiano, spagnolo e tedesco) sono soltanto due.
Passando all elemento sportivo, per me essenziale, devo dire che fortunatamente anche in un paesino così piccolo sono riuscita a trovare una squadra di calcio femminile. Curiosità divertente:, già a giugno io e la mia squadra di Torino abbiamo organizzato un torneo invitando l’Olympique Lyon Sud, la squadra in cui gioco adesso. Un’esperienza che mi ha permesso di conoscere in anticipo le mie future compagne di squadra, così da capire il loro livello e rendere piacevole e meno stressante l’arrivo in Francia. Sfortunatamente, grazie a una burocrazia che anche qui è antipatica, non posso però giocare le partite di campionato ufficiali, poiché sono arrivata in Francia senza il supporto di un’agenzia esterna e quindi senza la documentazione necessaria per finalizzare l’iscrizione alla squadra .
Riuscire a trovare un equilibrio tra scuola e sport è comunque complicato, esattamente come a Torino: tre giorni alla settimana entro a scuola alle 8 ed esco alle 18 e in due di questi ho allenamento dalle 18:30.
La vita è frenetica, piena di impegni e l’esperienza non risulta affatto una vacanza, ma è giusto così.
Meritano un’ultima riflessione le amicizie. Al mio arrivo ero intimorita, immaginavo che l’ostacolo linguistico sarebbe stato troppo grande per riuscire a trovare facilmente nuovi amici. Non per una questione di scarsa autostima, ma per i pregiudizi nei confronti dei francesi: immaginavo i miei coetanei molto chiusi e snob. Invece è stato inaspettatamente semplice conoscere persone nuove e trovare un gruppo affidabile di amici.
Eugenia Amerio