Liliana Segre ha 89 anni e un numero marchiato sul braccio: le hanno perforato la pelle e fatto colare l‘inchiostro nelle ferite. Liliana Segre ha conosciuto la disumanità e la cattiveria dell’uomo, ha visto l’odio. Liliana Segre aveva 13 anni quando è stata deportata ad Auschwitz. Poi la guerra è finita, i sovietici hanno liberato gli internati, il nazismo e il fascismo sono stati sconfitti. Ma l’odio razziale no. A distanza di 76 anni Liliana Segre deve girare scortata da due carabinieri perché subissata di insulti e minacce online. E di fronte a questa “crescente spirale dei fenomeni di odio, intolleranza, razzismo, antisemitismo e neofascismo” Liliana Segre, senatrice a vita, ha chiesto di istituire una Commissione straordinaria anti-odio. Il 31 ottobre il Senato ha approvato la sua mozione con 151 sì e 98 astenuti. Al momento dell’applauso i senatori di Lega, Fdi e Forza Italia, gli stessi ad essersi astenuti, sono rimasti seduti. Una presa di posizione forte, giustificata sostenendo che la commissione proposta fosse “censura”. Forse la destra italiana ignora che l’articolo 21 della Costituzione, quello riguardante la libertà di manifestare il proprio pensiero, non ha valore assoluto. È limitato in particolare dall’articolo 3, che afferma la pari dignità e l’uguaglianza di tutte le persone senza discriminazioni di razza; articolo che, di fatto, legittima ogni legge ordinaria che vieti e sanzioni la propaganda di teorie basate sulla superiorità di una razza e giustificatrici dell’odio e della discriminazione. Giorgia Meloni, però, ha sentito di dover giustificare personalmente l’astensione del suo partito, ha chiamato Liliana Segre e le ha detto: “Sa, ci siamo astenuti perché noi difendiamo la famiglia”. Al che la senatrice, che ad 89 anni pare essere di gran lunga più lucida della 42enne romana, ha ribattuto: “Cara signora, io difendo così tanto la mia famiglia che sono stata sposata per sessant’anni con lo stesso uomo. Qualcuno mi dovrà spiegare cosa c’entri tutto questo con la Commissione contro l’odio”. Liliana Segre si è poi dichiarata parecchio dispiaciuta per la mancanza di unanimità su un argomento che, lei credeva, avrebbe unito tutti. Ma cos’altro potevamo aspettarci dall’Italia dell’odio? Sarebbe quasi un paradosso se un partito come Fdi, i cui vertici si presentano alla commemorazione (nostalgica) della marcia su Roma, si mostrasse poi disposto ad arginare gli episodi di neofascismo e antisemitismo… Come si può credere che chi basa il suo consenso sull’odio possa votare “sì” ad una Commissione che l’odio invece lo vuole eliminare?
Alice Zanola