La cornice lo cinge. Armonioso è ciò che appare agli occhi. Abbinamento perfetto. Come se la cornice fosse la presentazione del quadro. Opera. Diversa da tutte le altre. Ti chiama a se. Come a dire :”Tu, spettatore, vieni qui. Ammirami. Al contrario, se non puoi comprendermi vattene, la mia bellezza non è alla portata dei tuoi occhi”.
Ci ho provato io a capirlo. Pensavo fosse superbo, arrogante, maestoso in tutta la sua consapevolezza. Penso di aver sbagliato.
Avvicinati, osserva prima di pensare. Lascia che gli occhi pensino per te. Lascia che la tua anima si incontri con i colori. Colori permalosi, ma anche sottomessi alla vita.
Aspetta, aspetta ancora. Puoi sederti se vuoi, guardati pure intorno. Non credere di essere pronto perché sicuramente non lo sei.
Ora abbassa la guardia, apri le porte al pigmento vivo che entra nella tua testa. Permanente.
Le parole fluttuano nell’aria. Sono le tue. Si fondono con il paesaggio. Un quadro così forse nemmeno esiste. Non saprei darmi una risposta. Capisci che quest’opera ti fa vedere esattamente quello che vorresti. Ma rimane qualcosa dentro di te. Un disagio, un prurito insistente, fastidioso. Ti sbagli di grosso se pensi di aver capito.
Dopodiché crederai che non esiste una spiegazione ma esiste solo l’opera, così come la vedi. Nulla di più, nulla di meno. Beh, ti sbagli ancora. Non so come fartelo capire, perché tanto non capirai mai. È come una cantilena che ti entra in testa e non ne vuole sapere di uscire. Come una bella donna che cammina per strada. Come un sortilegio. Ti persuade, ti cattura così fortemente che crederai di essere libero.
Con quale forza sono ancora qui? Quanto dolore vedo in un solo, maledetto disegno.
Appagato dalla sola percezione della felicità di chi guarda Vive di amore riflesso. Ma da uno specchio le emozioni non passano. Le vedi, le sfiori ma non ti entrano dentro. E il suo cuore rimane freddo come il ghiaccio.
Cerca la felicità, cerca di uscire dal suo guscio per sentirsi libero.
Libera.
Carolina Sprovieri (3B)