Dove si trova il nostro limite? Dov’è il confine invalicabile? Record su record, millesimi su millesimi sorge spontaneo domandarsi se ci possano ancora essere margini di miglioramento, soprattutto dopo quanto visto ai recenti campionati del mondo di nuoto di Roma e di atletica di Berlino, che hanno testimoniato un progresso immenso nelle prestazioni. E se i 43 record abbattuti in piscina possono essere in parte giustificati dai costumi di ultima generazione, che dire del fenomeno Usain Bolt e dei suoi tempi stratosferici sui 100 e 200 metri? Cronometri increduli, tifosi impazziti e discussione sui limiti delle capacità umane riaccese.
È quasi inconcepibile pensare che non esista un livello massimo, estremo a cui l’uomo dovrà per forza sottomettersi; un muro c’è. È insormontabile e arriva fino a Marte, non fino alla Luna, poiché essa è già stata conquistata. Esistono tre scuole di pensiero che si son dedicate a trovare tale muro. I risultati delle ricerche, che si basano su modelli matematici e statistici, sono piuttosto differenti. Il primo studio è stato condotto dai ricercatori inglesi Alan Nevill e Gregory Whyte, rispettivamente docente dell’università di Wolverhampton e dell’English Institute of Sport di Bisham. Sostengono che i limiti di velocità e resistenza per la corsa umana starebbero per essere raggiunti. Gli scienziati hanno preso in esame i record mondiali stabiliti dal 1910 ad oggi in gare come gli 800 metri o la maratona maschile, determinando una curva a S, che mostra un graduale aumento dei record nei primi anni, un incremento molto rapido a metà del secolo, quando si è diffuso il professionismo e infine una zona di stabilità dagli anni Ottanta fino a oggi, in cui i miglioramenti sono minimi. Secondo i loro calcoli dopo il 2060 non si assisterà più a un record mondiale.
Un altro studio, effettuato in Francia dall’Istituto biomedico dello sport, afferma che già dal 2027 ci sarà una violenta frenata nelle gare verso i record. Secondo queste stime, che hanno preso in considerazione 3260 primati mondiali realizzati a partire dalla prima edizione delle Olimpiadi moderne, oltre un secolo fa gli atleti sfruttavano il 75% della propria capacità psicologica, mentre adesso sono giunti al 99%. Di conseguenza fra qualche anno non ci saranno più frontiere psicologiche da demolire.
Infine, il fisiologo neozelandese Morton sostiene che il massimo nei 100 metri sarà di 9.15. A questo tempo, però, si arriverà solo nel 2254, grazie alla globalizzazione che permette una selezione naturale su basi più ampie e alle metodologie di allenamento sempre più sofisticate e avanzate.
Ovunque sia la verità, è terribilmente triste immaginare lo sport senza più confini da valicare, pagine da scrivere, battiti da ricordare. Come farà l’uomo a tollerare tale umiliazione, dettata proprio dai suoi stessi limiti? Beato fra gli dei sarà l’uomo che strapperà gli ultimi millesimi al cronometro, perché vivrà per sempre.
Brando Ceratto (5A)