Francesco Mosetto sarà premiato a Bruxelles come miglior giovane traduttore italiano in Europa!
È ormai da tre edizioni (dal 2009 al 2011) che il Convitto Umberto I presenta cinque studenti al concorso di traduzione Juvenes Translatores indetto dall’Unione Europea. La gara di traduzione permette ai partecipanti di cimentarsi nella translātĭo da una lingua a propria scelta ad un’altra sempre a piacimento. I posti disponibili per partecipare sono direttamente proporzionali al numero di seggi occupati dalla nazione in questione nel Parlamento Europeo (nel caso dell’Italia per esempio, hanno partecipato 58 scuole, ciascuna delle quali solamente con cinque studenti). Già l’anno passato la nostra scuola si è avvicinata alla vittoria con la traduzione di Elena Melchionda di 5^C che ha guadagnato una menzione di merito, ma il gradino più alto del podio è stato raggiunto nell’ultima edizione da Francesco Mosetto di 4^D, con la sua traduzione dal tedesco. Oltre 3000 gli studenti partecipanti di quest’anno, 27 i vincitori, uno per ogni stato membro dell’Unione Europea: la traduzione migliore tra le quasi trecento in gara per l’Italia … quella di Francesco! La premiazione si terrà a Bruxelles il 27 Marzo: buon viaggio! Prima di partire, però, toglici qualche curiosità …
Da quanto tempo studi tedesco?
Sei anni e mezzo.
Puoi descriverci l’esperienza?
Mi ero preparato prima su alcuni testi di letteratura, anche se sapevo che quello che avrei tradotto non sarebbe stato un testo letterario ma qualcosa di più simile ad una lettera. Ero gasato, e piuttosto in ansia. Eravamo in quattro della sezione D, e pensavamo tutti di tradurre dal tedesco. Poi però l’entusiasmo è scemato: alla fine c’erano solo più tre traduttori dall’inglese (compresa una ragazza della sezione B) e io ero l’unico fesso rimasto fedele all’intento originario. La prova si è svolta nei dipartimenti (alias ala paradiso) con la prof.ssa Valfrè a vigilare che tutto si svolgesse regolarmente. Avevamo a disposizione un dizionario e diverse ore – tre, mi pare – per finire la traduzione. Si trattava di un brano molto semplice, nel mio caso una lettera (i testi però cambiavano a seconda della lingua) il cui tema era il volontariato: il 2011 infatti è stato l’Anno Internazionale del Volontariato. Anche se i testi erano semplici, non bisogna pensare che la loro traduzione richieda meno sforzi rispetto a quella di un testo più complesso. Avete presente il professor Chianale? Cit.: “Bene: è semplice ma non è facile!”.
Eravamo tutti abbastanza rilassati … per lo meno, gli altri lo erano.
Perché hai scelto di tradurre dal tedesco?
Del tedesco amo moltissimo l’ordine, forse perché io sono una persona molto disordinata. Essendo una lingua rigorosa in questo senso, è molto facile da imparare. Delle altre lingue si dice che si proceda seguendo un percorso in salita, finché non spunta il sole all’orizzonte. Con il tedesco è più corretto parlare di un muro spesso e alto col filo spinato in cima: ci vogliono due anni di fatica per superarlo, ma una volta acquisite le basi la strada è spianata. E poi si sa, è la lingua della musica, della filosofia, eccetera …
Per quanto riguarda la questione traduzione, è indipendente dalla lingua che si sceglie: il concorso non testa tanto le conoscenze riguardanti grammatica e lessico, ma la capacità di convertire e conservare lo stile, il significato, i suoni creati dall’accostamento di fonemi diversi, un modo di dire, un’allitterazione. La traduzione è un trasloco di mobili da una stanza all’altra, il cui scopo è mantenere la stessa identica atmosfera iniziale nonostante lo spostamento.
Eugenia Beccalli (5F)
Chiara Murgia (3C)