Il Canada nasce dall’incontro di Britannici e Francesi con le popolazioni native e cresce nel corso del tempo con successive ondate migratorie provenienti da tutto il mondo. Nel 1971 diventa il primo Paese al mondo ad adottare la Multiculturalism Policy, riconoscendo e promuovendo la diversità etnica e culturale della sua società. Infatti, secondo Statistics Canada, nel 2036 tra il 44,2 e il 49,7 % della popolazione sarà formato dagli immigrati e dai loro figli. Le statistiche, sebbene talvolta possano risultare lontane dalla realtà, in città come Vancouver sono facilmente rintracciabili nella vita quotidiana, soprattutto quando si tratta di abitudini culinarie.
Sto trascorrendo il secondo quadrimestre a Burnaby, distretto adiacente a quello di Vancouver. La mia scuola, la Burnaby Mountain Secondary School, è un chiaro esempio della composizione multiculturale della popolazione. Innanzitutto, accoglie un gran numero di studenti internazionali (più di un centinaio). Durante la pausa pranzo delle 11.40 (orario inconcepibile per noi, abituati a mangiare alle 15.00) il tavolo a cui di solito mi siedo è composto dall’immancabile comunità di italiani, dalle predominanti comunità di Messicani, Cileni, Brasiliani, Spagnoli e, in numero ristretto, da Tedeschi e Austriaci.
È inevitabile ed interessante notare le differenze di abitudini e usanze riguardanti il cibo tra i vari gruppi. Gli italiani, di solito, si lamentano della pasta che hanno conservato dalla cena del giorno prima, tutti gli altri, invece, mangiano i panini generosamente offerti dalle famiglie ospitanti o optano per una scelta salutare e comprano la “poutine” (che, per chiarire, sono solo patatine fritte rivestite di formaggio fuso e carne)dalla caffetteria.
Tutto ciò risulta però abbastanza nella norma, perché in realtà le cose peggiori succedono durante le lezioni. Lunedì mattina, alle 8.40 varchiamo la soglia della scuola, il profumo di pioggia ancora fresco nella memoria, quando ci accoglie un’improvvisa folata di odore di patatine fritte. Un po’ nauseati raggiungiamo la classe e troviamo il professore che ci aspetta intingendo biscotti nel suo cappuccino di Tim Hortons. Cinque minuti dopo, un compagno coreano ha già tirato fuori le bacchette ed è pronto a finire la sua zuppa di udon. Alle dieci il tuo amico messicano sta già addentando un burrito, mentre verso le due è probabile che la tua amica cinese ti offra delle patine dai gusti improponibili .
Non si vuole generalizzare o discriminare nessuno a seconda della provenienza, dal momento che tutti i compagni di cui ritengo di aver indovinato la provenienza sono in realtà canadesi. Qui non esistono famiglie nate e cresciute nello stesso luogo, la cultura canadese muta a seconda delle “invasioni” da parte di altre culture nel corso degli anni, e naturalmente tutto ciò è evidente soprattutto nelle abitudini alimentari. Per esempio, se si cercano su Google i piatti tipici canadesi, compariranno sicuramente la poutine, l’Hawaiian “pizza” (nata dall’arrivo di immigranti italiani a metà del Novecento), il sushi (chiaramente importato dagli asiatici), e i famosi pancakes con maple syrup (probabilmente l’unico piatto realmente locale).
Da una prima impressione il Canada parrebbe un insieme di usanze troppo diverse tra loro, un paese senza una vera e propria identità, ma forse è proprio questo che lo definisce e lo caratterizza.
Matilde Reviglio, corrispondente dal Canada