Male di miele

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male-di-mieleLa mia mano scivola sulla leva del cambio e scalo in seconda, sento il rumore del motore che per un istante si lamenta e poi tace. Un breve time-out nella lotta fra i miei pensieri. Pianto gli occhi nello specchietto retrovisore alla ricerca dell’inseguitore, ma ci ritrovo dentro solamente il mio sguardo spento e stanco.
Pensavo di aver chiuso questa storia una volta per tutte, speravo che cambiare nome, città e cerchia di amici bastasse per rendermi introvabile, morta ai suoi occhi. E poi l’ho rivista, così per caso: io camminavo per le vie del centro, coperta dalla testa ai piedi per ripararmi dal freddo, e lei mi è passata di fianco con il suo passo leggero e perfetto, quasi sfiorandomi con il suo profumo. Allora ho pregato che non mi avesse vista, che non fosse lì per me e affacciandomi sul primo ponte che ho incontrato ho gettato il telefono, nell’ansia che fosse stata tutta quella tecnologia a farmi scoprire.
Sulla destra c’è l’imbocco per l’autostrada; metto la freccia e accelerò quanto più, iniziando a seguire i cartelli per un non-luogo qualsiasi. Valuto che ho abbastanza soldi con me, un piccolo spazzolino e che nel peggiore dei casi potrò dormire in macchina. L’asfalto scivola sotto gli pneumatici di questa vecchia Panda malridotta e un alito d’aria gelida mi sbuffa in faccia attraverso il finestrino abbassato.
Ho capito che era venuta per me quando il giorno dopo l’ho rincontrata: era sul marciapiede opposto alla sede dell’università e mi scrutava l’anima con i suoi occhi di ghiaccio. In quell’infinitesimale porzione di secondo ho pensato alle alternative che avevo: scappare, affrontarla, ignorarla, urlarle contro il mio dolore o punirla con un assoluto silenzio, ma non ebbi il tempo di elencarmi tutte le possibilità che un battito di ciglia l’aveva già portata via.
“Non si può dire che stia scappando”, mi ripeto seduta sullo scomodo sedile della macchina, “mi sto solo concedendo una pausa da questi studi, da un lavoro che mi sfianca e da un nuovo amore già sul punto di sfiorire. Ma ciò che è certo è che non la rivoglio nella mia vita, mai più”.
Sono le quattro del mattino e ho la vista un po’ annebbiata dall’alcool che ho deciso di bere a metà strada. Arrivo di fronte alla porta di casa mia e scorgo una lamina di luce che fende il pianerottolo. Infilo le chiavi nella consapevolezza che lei è lì, le labbra leggermente inclinate per un sorriso mal celato. Perché sa che sono tornata da lei. Sa che sono tornata per lei.

Mia

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