L’uomo è materialista di natura, vittima di un processo storico più grande di lui legato ad un unico modello economico di riferimento, tanto da trasformare il dono in una dimostrazione del proprio status sociale. Questa, però, è solamente una visione molto semplicistica e limitata di un fenomeno molto più complesso.
In prima battuta, l’uomo potrebbe sembrare come trascinato dal corso delle cose, quasi in balia delle scelte di altri, perché senza dubbio il suo materialismo è dominante, ma l’uomo – per fortuna – è anche altro, la sua vita non gira esclusivamente attorno ai beni materiali.
Da una lato, infatti, nell’essere umano il materialismo è innato, fin da piccoli e in ogni epoca abbiamo cercato di possedere sempre qualcosa; la società, o forse più la socialità stessa, lo ha facilitato senza trovare ostacoli. Siamo animali sociali, in fondo, e se per far parte di una comunità dobbiamo attenerci alle sue regole (anche non scritte), facciamo il possibile per conformarci. E uno degli ambiti che rappresentano meglio questo spaccato di realtà è proprio il rapporto che abbiamo con le festività. Occasioni che, il più delle volte, fanno dimenticare il significato originario di una celebrazione e ci limitano a diventare schiavi del regalo. Che si tratti di Natale o Halloween, di Pasqua o la festa della mamma, ciò che si palesa subito è il nostro spirito materialista. Per alcuni giustificato dalla religione (in fondo i Re Magi portano dei doni), per altri dagli artisti del marketing che creano falsi bisogni per gli interessi delle multinazionali. Tutto si riduce all’acquisto di un oggetto, il più possibile specchio di quello che vogliamo apparire. Ma soprattutto, regalare durante le festività è diventato più un obbligo che un gesto spontaneo, anche per non deludere le aspettative altrui.
Da un altro punto di vista, l’uomo però non è solo rappresentato dal suo istinto materiale, consumistico e commerciale; e non solo perché l’uso della ragione può anche prevalere sull’istinto, ma anche perché l’uomo ha dei valori, prova emozioni e sentimenti. Le festività, in fondo, sono anche un momento di gioia, di riunione con le persone care. E se si parla poi di festa delle donne, della mamma o del papà, un momento per celebrare e ringraziare le persone che ci stanno più a cuore. Farlo attraverso un regalo, non perché obbligati o perché spinti da quello che fanno tutti, è qualcosa di altrettanto naturale. Il dono è un di più, non una necessità, che però può rendere felice chi lo riceve ma anche chi lo dà. Non per altro ciò che conta per la maggioranza in tali occasioni è il pensiero. Che poi sia concretizzato in un oggetto, e che ciò sia legato al materialismo è vero, ma se essere materialisti può portare un po’ di gioia, cosa c’è di sbagliato?
Visto in questo modo, allora, cosa diventa il regalo? Un’ulteriore prova del materialismo del genere umano o un valore aggiunto?
Cristina Sacco