Di ritorno da una vacanza in Messico, ecco a voi, accaniti lettori dell’Umbertimes, un’esperienza nel paradiso Maya.
Il pilota dell’aereo ha dovuto posticipare l’atterraggio a causa della pioggia.
E chi l’avrebbe mai detto? Piena estate e proprio all’arrivo un temporale di benvenuto.
Ma questo è stato solamente un imprevisto: l’afa e il calore al primo impatto sono terribili,
ma dopo mezza giornata ci si fa l’abitudine.
Il villaggio, totalmente italiano, era ben strutturato con campi sportivi, zone wifi, due piscine, vista sulla spiaggia, intrattenimento per bambini e ragazzi e un buffet con piatti da tutto il mondo.
Il luogo di villeggiatura scelto è stato Cancun, Playa del Carmen, con la sue spiagge bianchissime e il sole che scalda dall’alba al tramonto.
Il fuso orario è di sette ore in meno rispetto a quello italiano, ma non è stato pesante ambientarsi.
Il primo aspetto che colpisce del Messico sono le persone: aperte, chiacchierone, simpatiche e sempre disponibili.
Tra tacos, tortillas, salsa guacamole e fagioli la comida non mancava mai, infatti chiusa la colazione si passava al pre-pranzo, e cosi dalla merenda all’ora di cena.
Riguardo alle escursioni, si poteva passeggiare nel sito archeologico di Tulum, visitando così le sue rovine e amimrando il paesaggio mozzafiato.
Successivamente ci si è diretti al Cenote: la grotta d’acqua dolce dove i turisti si divertivano in tuffi d’angelo e spruzzi.
Ultima tappa della giornata invece è stata il sito di Cobà, a Quintana Roo, a 90 km da Chichen Itza, dove l’appassionata guida Jesùs, ha raccontato come nel lontano 1520 i giocatori si sfidavano al “Juego de la Pelota”, uno sport nel quale due squadre dovevano passarsi una palla da 2 kg solamente con le cosce, le spalle, il bacino e la testa, in modo da farla entrare in uno stretto anello di pietra posto a metà del campo in una posizione sopraelevata.
Se alla fine del gioco c’era un vincitore, questo veniva sacrificato; segno di avvicinamento a Dio.
Percorrendo il tragitto in bici si è infine raggiunto Nohoch Mul e dopo 120 gradini la vista era indescrivibile.
Di ritorno dall’escursione le nostre valigie si sono poi appesantite con souvenirs vari e sombreros, cappelli con il bordo largo per proteggersi dal sole.
Il nome viene dallo spagnolo “sombra” e a sua volta dal latino “umbra”.
E infine Tequila, Pinacolada,Margarita e molto altro in degustazione per gli adulti!
Alla partenza, come in fondo all’arrivo, pioggia a catinelle, un segno che il Messico era stato contento di averci ospitato nel suo paradiso Maya!
Claudia Brizzi (2E)