Quelle scale ci erano ormai familiari. Ma questa volta una strana brezza sembrava contrastare i nostri già faticosi passi. Un quesito pendeva sopra le nostre teste: cosa c’era di diverso quella notte in quel dell’ufficio del Big Boss?
Aperta la porta, la bora si fece ancora più forte. Come sempre, un nugolo di lacchè affollava la piccola sala in cui San Valloti troneggiava, dietro al suo computer canterino. Canterino, sì: infatti da quel piccolo e nero stumento tecnologico una melodia si spandeva nell’aria e spezzava il cicaleccio dei Sommi Capi delle Convittiadi 2010.
Tra le alte sfere organizzative si annoveravano la copia sputata della moglie di Jack Nicholson in Shining alias Lorena, Nostra Signora Maria, al cui cospetto noi modesti impiegatucci non potemmo che inchinarci e mrs Chiaravalloti che controllava con occhio vigile i movimenti del piccolo ufficio: è proprio vero che dietro ad un grande uomo c’è sempre una grande donna.
Venimmo subito accolti come vecchi il sabato sera alla bocciofila a cui sono associati: come amici di una vita, compagni inseparabli di nottate passate in bianco tra scartoffie e risate, la cui vista ormai rappresenta una rassicurante routine. Ma questa notte, all’aprire delle nostre bocche, la bora si rinforzò, venimmo sospinti verso l’uscio, ed in quel momento iniziammo a sospettare la realtà: non solo il Mulino Bianco ha le pale che girano!
Noi, ambasciatori in terra straniera, avevamo il compito di avanzare una richiesta sgradita al Sommo: farci consegnare i segreti codici delle partite di table tennis. Apriamo la bocca. Un momento di esitazione atto a farci inspirare prima del grande passo. Presentarsi al cospetto del Savio fu un grave errore quella notte; ma il dovere ci chiamava. Non potevamo tirarci indietro, così prendemmo fiato e dalle nostre timide gole fuoriuscì l’infausta richiesta.
Sire, le sarebbe possibile consegnarci i regali referti delle partite di tennis tavolo svoltesi oggi sulle terre del suo luminoso regno?
La prontezza dell’ Illustrissimo nel rispondere ci freddò: uno sguardo ci ferì più di una fucilata, e in unico suono ci tarpò le ali: NO! Significava che quella notte la nostra mission non poteva essere portata a termine.
E qui l’intervento della cara e onnipresente Mary Trix, che ci salvò dall’inevitabile ira dell’Altissimo. Ci condusse fuori dalla porta e, con aria rassegnata, ci comunicò che Messer Pizzikarlo avrebbe dovuto attendere per i referti che ci aveva inviato a riscuotere.
L’animo era a terra, il dolore ci attanagliava, in parte per il fallimento, in parte per la freddezza di Chiara, che avevamo imparato a considerare una figura paterna. Ritornammo alle nostre dimore con le code fra le gambe, con la speranza che l’indomani avremmo adempiuto ai nostri compiti di giovani marmotte giornaliste.
Annalisa Chiodetti , Riccardo Tione