Se si cerca Bella Ciao su YouTube, i primi 3 risultati sono “bella ciao la casa de papel”, “bella ciao remix” e “bella ciao Steve Aoki”. Quando si chiede a uno straniero se conosce questa canzone la risposta sarà: «Ovvio! Quella della serie tv». Se si chiede poi a un brasiliano, probabilmente inizierà addirittura ad intonarvi “Sò quer vrau”, la versione funk.
Pare proprio che Bella Ciao debba la sua ritrovata fama alla Casa de Papel, la serie TV spagnola che ha fatto impazzire il mondo e ha portato questa “canzoncina” in vetta alle classifiche di Francia, Germania e Brasile. Orecchiabile e globalmente conosciuta, ha ispirato la creatività di molti “artisti”, che si sono lanciati in svariate rivisitazioni.
E così, Bella Ciao è stata presa e violentata. Privata della sua dignità e del suo significato. Nella serie TV viene cantata per festeggiare la riuscita di un furto. Nelle versioni remix, in versione disco, è perfetta per far ballare la gente ubriaca. E poi il colpo di grazia: la versione funk, la più originale, in cui gli “artisti” si sono lanciati anche in una rivisitazione del testo. “Sò quer vrau” parla di una ragazza, una ragazza che si sveglia alla mattina e ha voglia di fare sesso, così va nelle favelas e trova qualcuno con cui andare a letto. E gode, gode, gode. Una vera e propria hit dell’estate, il tipico tormentone.
Qui l’invito, però, è quello di indignarsi.
Non dobbiamo dimenticare.
Bella Ciao è la canzone simbolo della Resistenza italiana, della lotta contro la dittatura fascista e l’occupazione nazista.
È la memoria di chi è «morto per la libertà». Per quella di tutti noi, anche di chi oggi si permette di farne un business. Per la libertà di pensare, di esprimersi.
E non importa se votiamo a destra o a sinistra. Se siamo conservatori o progressisti. Moderati o radicali. Non importa. Perché siamo liberi di scegliere un partito, di avere un’idea diversa, di protestare per quello che crediamo sia ingiusto, di fare propaganda alle nostre idee. E lo siamo perché qualcuno ha dato la sua vita. Qualcuno è morto perché credeva nella libertà, perché ne era innamorato.
Bella Ciao è l’inno di questo amore, di questo bisogno. Bella Ciao è la nostra storia, fa parte di ciò che siamo, è il vissuto del nostro paese.
Allora bisogna indignarsi, altro che ballare! Trasformare questa canzone in una hit da discoteca, o in qualsiasi altra forma di business, significa calpestare “il fiore del partigiano, morto per la libertà”. E quando si profana la memoria di tutti quelli che sono morti per renderci liberi, si dimentica che la libertà non è mai scontata.
Alice Zanola