Ne vedrai di tutti i colori tra foglie e leggende

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Foto scattata presso Mont Orford, Québec, Canada (Ottobre 2012)

Foto scattata presso Mont Orford, Québec, Canada (Ottobre 2012)

Rosso cremisi, arancio scuro, nocciola, tabacco, marrone avana, verde smeraldo scuro. È una vera e propria esplosione di colori quella che si ha la possibilità di vedere in Canada nel periodo autunnale. Si è completamente sommersi da questa bellezza offerta dal paesaggio, circondati da tonalità brillanti, caldi. L’abbinamento dei colori è semplicemente perfetto ed organizzato durante il periodo chiamato “Indian Summer”, l’Estate degli Indiani.
Caratterizzata da un’ondata di aria mite e piacevole, “The Indian Summer” fa la sua vivace apparizione in seguito alle prime gelate autunnali e prima dell’arrivo del freddo invernale. Tra Ottobre e Novembre, si assiste quindi a questo emozionante fenomeno meteorologico, la cui spiegazione si trova nella circolazione atmosferica, ovvero nel movimento dello strato d’aria che circonda la Terra e che distribuisce il calore proveniente dal Sole. Il nostro pianeta, che in estate occupa la regione polare, comincia a trasferirsi verso le latitudini di grado minore, causando un aumento delle temperature, che restano miti per un breve periodo, prima di lasciare spazio al freddo, libero così di raggiungere le regioni più a sud o più a nord a seconda che lo spostamento avvenga rispettivamente nell’emisfero Nord o nell’emisfero Sud del Pianeta.
La ragione scientifica toglie certamente un po’ di quella magia prodotta dalla vista delle meravigliose foglie che colorano la chioma degli alberi e che creano uno folto tappeto che ricopre il terreno. Un motivo in più per ascoltare le leggende attraverso le quali i nativi americani, “the Indians” da cui deriva il nome del fenomeno meteorologico, si spiegavano il cambiamento della natura, creando senza ombra di dubbio uno sfondo magico e incantato. Secondo il loro racconto, un tempo uomini e animali coabitavano in pace e viaggiavano tra un’isola governata dalla Grande Tartaruga e la Terra, dominio della Piccola Tartaruga, attraversando un ponte di tutti i colori: l’arcobaleno. Esisteva solo il caldo in modo tale che gli uomini non avessero bisogno di appropriarsi della pelliccia degli animali.

“La pace regnò indisturbata fino al giorno in cui Topo, che risiedeva sull’isola della Grande Tartaruga, propose agli uccelli di sfidarsi per chi volasse più in alto e agli animali della foresta di sfidarsi per chi corresse più velocemente. Dopo la prima competizione, si stabilì che l’Aquila fosse l’uccello capace di volare più in alto. Si disputò, quindi, la corsa degli animali della foresta. Inaspettatamente, la Lepre arrivò per prima. La volpe, infatti, l’aveva convinta a posizionare i suoi fratelli lungo tutto il percorso; all’ultimo , che si trovava vicino al traguardo, bastò fare qualche salto per battere il Cervo, che, durante la corsa, aveva sorpassato agilmente tutti gli altri concorrenti. L’Orso, il giudice della gara, non era in grado di distinguere la Lepre dagli altri suoi fratelli e proclamò vincitore quello che aveva oltrepassato il traguardo. Il Cervo, infuriato, decise di tornare sulla Terra, ma l’Orso, irritato dalla sua reazione, lo seguì per rimproverarlo. Invece di chiarirsi con l’Orso, il Cervo lo trafisse con le sue corna. Il Lupo si accorse della tragedia e inseguì il Cervo per vendicare la morte dell’ Orso, il sangue del quale colò dalle corna del Cervo sulle foglie degli alberi. Da quel giorno, le foglie prendono ogni anno il colore del primo sangue versato sulla Terra. Il Grande Spirito, per punire il Cervo, stabilì che, passate due Lune dopo la caduta delle foglie rosse, anche il Cervo avrebbe perso le corna e sarebbe stato abbandonato a se stesso, indifeso contro il Lupo.”

Lucrezia Bernardini (4B)

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