Nel mezzo del cammin di nostra Autogestione

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Michele Curto, candidato sindaco per le primarie del PD come sindaco di Torino, è ben di più di un aspirante politico: è l’ex- presidente, ma tuttora facente parte, dell’associazione ONLUS “Terra del Fuoco”. Non lo si può però considerare un semplice attivista politico, un simil-benefattore sinistroide imbevuto di valori che ahinoi si stanno perdendo ai giorni nostri. Michele Curto è, a tutti gli effetti, una persona che aiuta, secondo il principio di cristiana memoria dell’uguaglianza degli uomini, quella fascia di individui che nel linguaggio comune sono definiti “meno fortunati”. Lui però non li vede come persone che hanno qualcosa in meno degli altri, li vede come bambini, ragazzi e adulti che hanno bisogno di una mano, perché sono sì depositari di una cultura e di una storia differente dalla maggior parte di noi, ma sono persone che come noi desiderano ricoprire una parte nel mondo. In un mondo migliore del loro: l’incontro del 9 marzo in Aula Magna, verteva proprio su questo problema. Infatti, da una parte si è discusso, dopo la visione di un video, della questione dei giacimenti petroliferi della Nigeria, nuova “fonte dell’eterna (o quasi) giovinezza” per l’economia mondiale (dunque, anche italiana), dall’altro delle storie di persone che dalla Nigeria avrebbero voluto emigrare in Italia per rimettersi in gioco, per raccontare la propria realtà e per cercare di dare una svolta alla propria vita. Ancora una volta, è venuto fuori il nodo centrale della questione: non importa di quale governo si stia parlando, sta di fatto che ci troviamo in una nazione apertamente xenofoba e intollerante verso alcune culture. Il fatto di costruire oleodotti e strutture altamente inquinanti e dannose per l’economia locale in un paese straniero suffraga questa affermazione: l’Italia, ma non solo, sembra non aver fatto alcun passo avanti nella lotta al razzismo e all’ipocrisia. Bisogna necessariamente, se si vuole essere non solo un buon cittadino del proprio Stato ma dell’intero mondo, porsi la domanda “Dico di non essere razzista e rispettoso di tutti, ma sarà propriamente vero?”. Bisogna credere nel fare, non sono nel dire: le parole portano alla soluzione di alcuni problemi, ma altri, come quelli affrontati nell’incontro, hanno bisogno di azioni concrete per essere combattuti e risolti. Ciò che Curto ci ha trasmesso di fondamentale è il piacere di ascoltare una storia: ogni persona, italiana, nigeriana, rumena o cinese che sia, ha una storia personale. Solamente conoscendo, e ascoltando ciò che una persona può trasmetterci ci impedisce di fare come dice un famoso luogo come: fare di tutta l’erba un solo fascio.

 

Riccardo Tione (4 B)

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