“Welcome to New York” recita il segnale che ci accoglie appena scesi dall’aereo, e improvvisamente siamo presi dalla straordinaria consapevolezza di aver appena messo piede nella metropoli forse più raccontata e celebrata della storia. L’intera settimana di viaggio sarà ripetutamente scossa dall’improvvisa presa di coscienza della portata della nostra esperienza: ogni tanto, camminando per le strade con gli occhi sugli infiniti grattacieli, capiterà di essere presi da una strabiliante consapevolezza, e sbalorditi, sussurrare “Cavolo, sono a NY!”. Sottovoce, quasi increduli, mossi da una tempestosa e travolgente gioia.
New York è un altro mondo, una realtà del tutto nuova lontana da casa ma che accoglie i suoi visitatori avvolgendoli in un grande entusiasmo. Ci troviamo immersi in un’atmosfera vivace di novità, pervasi dall’impazienza di conoscere ogni angolo di quell’estranea dimensione. Il primo giorno il clima ci spiazza: in poche ore siamo colpiti da pioggia, neve, grandine e vento, è uno dei giorni di visita e il meteo di certo aggiunge un tocco in più all’esperienza. Le giornate successive siamo più fortunati e così vediamo la città in tutte le sue sfumature: prima vestita di grigio, poi lucente del famoso sole americano.
Domenica alle 9.00 iniziano le commissioni, l’hotel brulica di giovani in giacca e cravatta, tutti in tiro e con gli occhi vivaci di eccitazione, così prendiamo posto dove ci è stato assegnato, l’adrenalina percorre le nostre vene alla velocità della luce, e la simulazione ha inizio: siamo al lavoro. Per tre giorni vestiamo i panni degli ambasciatori dell’ONU: discutiamo, interagiamo, stringiamo alleanze e votiamo proposte impegnandoci per trovare soluzioni alle problematiche attualmente più dibattute a livello mondiale. Per tre giorni diamo vita al MUNER – NY (Model United Nations Experience Run – New York)
È una simulazione a tutti gli effetti, non circoscritta alle sale di assemblea ma che ci accompagna anche per la città, quando ancora eleganti e con il badge al collo passeggiamo col caffè in mano o andiamo in giro cercando un posto dove pranzare vagando nella Grande Mela, che, come infinita si estende in orizzontale, così si allunga verso il cielo tanto che dei grattacieli a volte non si vede la punta.
La “città che non dorme mai” celebra il genio umano, che si manifesta in tutta la sua eccentricità in forme di tutti i tipi; strutture futuristiche s’innalzano leggere verso le nuvole dando quasi l’impressione di poter fluttuare a mezz’aria; e una nota celebrativa va anche a Central Park, quasi un mondo a sé, un portale per un’altra dimensione. La metropoli e il parco si pongono come due ambienti in forte contrasto tra loro ma evidentemente indispensabili l’una all’altra. In una settimana impariamo a conoscerle, New York ci regala un assaggio della sua magnificenza che alla fine ci lascia insieme meravigliati e desiderosi di ricevere di più da quell’ambiente straniero.
Il viaggio nel suo complesso è stato ricco: un’esperienza che ride di gioia e fresca giovinezza, che pare progressivamente incidersi nella nostra persona in modo indelebile. Una settimana in cui siamo stati adulti maturi e giovani spensierati allo stesso tempo: ci siamo affacciati su un futuro di cui eventualmente saremo padroni e contemporaneamente ci siamo goduti l’esplosiva gioia della nostra giovane età.
“La prossima generazione è pronta a cambiare il mondo per il meglio” ha dichiarato Martin Luther King III alla cerimonia conclusiva del progetto. Forti della voglia e del potenziale visto nelle sale di commissione, non possiamo che essere d’accordo: il futuro è nostro, così come il dovere di elevarsi oltre i confini dell’attuale presente. Esperienze come quelle del MUNER ne sono non solo la prova, ma anche ciò che con forza ce ne dà la consapevolezza.
Arianna Avitabile