Il 24 agosto 2024 sono atterrata a Vancouver per iniziare il mio semestre all’estero. Più precisamente mi trovavo nel distretto di Burnaby e ho frequentato la Burnaby South Secondary School. Sono partita con poche aspettative, così da evitare possibili delusioni. Nonostante il Canada sia un Paese con un’impronta più europea rispetto agli Stati Uniti (uno dei motivi che mi hanno spinto a sceglierlo) le differenze culturali rispetto all’Italia sono notevoli su diversi piani.
L’aspetto che mi ha lasciato più incredula è stato senza dubbio il funzionamento del sistema scolastico, nel quale l’indipendenza è incoraggiata, in quanto la scelta delle materie è a discrezione degli studenti. Ci sono due diversi tipi di scuole: alcune hanno il sistema lineare, altre semestrale. Il mio è stato un sistema lineare, nel quale fin dall’inizio si scelgono otto materie per tutto l’anno scolastico e la settimana è suddivisa in “day 1” per le prime quattro materie e “day 2” per le altre. Questi giorni si alternano fino alla fine dell’anno. Nel sistema semestrale, invece, si scelgono quattro materie per un semestre e altre quattro per il secondo, dunque tutti i giorni della settimana sono identici. Sono soddisfatta della scelta fatta, perché più interessante la varietà nel corso della settimana. Tuttavia, con il sistema semestrale, ogni materia viene trattata in modo più approfondito, anche se potrebbe risultare più impegnativo a causa dei compiti da svolgere quasi ogni giorno.
A scuola, inoltre, come in generale nel distretto di Burnaby, c’è una grande diversità culturale: la maggior parte degli studenti proviene dall’Asia, mentre la comunità canadese è una minoranza.
Una delle poche aspettative che avevo era quella di riuscire a fare amicizia con le persone del posto, ma questo è risultato molto difficile in quanto erano tutti piuttosto riservati e poco inclini a instaurare nuovi rapporti. Infatti i legami più significativi sono stati con altri italiani, che nella nostra scuola erano particolarmente numerosi.
Per quanto riguarda le famiglie ospitanti, anche in questo caso, è difficile generalizzare. A sentire gli altri, bisognava sicuramente sapersi adattare, fare dei sacrifici e scendere a compromessi. E in effetti è stato così. La mia famiglia ospitante, infatti, pur molto accogliente e gentile, viveva in una casa piuttosto disordinata e poco curata. Inizialmente ho chiesto di cambiare famiglia, ma l’unica opzione disponibile era in una zona piuttosto scomoda per raggiungere la scuola e il centro città. Ero a venti minuti a piedi dalla scuola, dieci dal principale centro commerciale della zona e dallo skytrain (mezzo di trasporto più usato), e in 45 minuti raggiungevo Downtown Vancouver.
Per altri exchange students, al contrario, la casa era in condizioni perfette, ma la famiglia invadente e molto severa o con regole poco sensate.
Inoltre, pensavo che le famiglie ci avrebbero coinvolto in diverse attività ricreative, ma nel mio e nella maggior parte di altri casi non è stato così, tranne per alcune – fortunate – eccezioni.
Nel complesso l’esperienza mi ha permesso di acquisire maggiore indipendenza, di imparare a gestire situazioni nuove e di affrontarne altre talvolta complicate in un contesto completamente diverso da quello abituale.
Oltre a ciò, uno degli aspetti più gratificanti è stato il costruire amicizie profonde. In un ambiente così diverso, stringere legami con persone provenienti da culture e realtà differenti ha arricchito la mia prospettiva sul mondo. Immergermi in una nuova cultura mi ha insegnato a sviluppare maggiore apertura mentale e capacità di adattamento.
Il semestre all’estero, dunque, non è stato semplicemente un periodo di studio, bensì un percorso che mi ha permesso di conoscermi meglio e allargare i miei orizzonti.
Ludovica D’Agostino