#notinmyname

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Foto 15-11-15, 08 52 10Ho un’amica musulmana. Quando ho parlato con lei era il 22 novembre; ci siamo viste per caso, e ha deciso di raccontarmi una storia, in nome di tutto il tempo in cui siamo state lontane. Io amo ascoltare storie. Mi ha detto che pioveva e che non aveva l’ombrello. Era a Roma, in piazza Santi Apostoli. Accanto a lei c’erano decine, centinaia di persone come lei, che tra le mani reggevano cartelli di protesta. Ha detto che per lei è stato un piacere, che si è impegnata molto e a lungo per scrivere sul cartellone che ha portato in piazza per protestare contro ciò che l’Isis ha fatto a Parigi. Sul suo cartello lo slogan “#notinmyname “, tradotto in francese. Ormai molto interessata, le ho chiesto che cosa volessero dire queste semplici parole, che per me non avevano alcun significato se non quello letterale. Mi ha risposto che è un motto per dimostrare la loro avversità al terrorismo e agli omicidi in nome di Allah, che loro non sono d’accordo, che la loro religione afferma: ‘uccidere un uomo è come uccidere l’umanità intera’. Volevo farle altre domande, ma le parole non uscivano. Le ho detto allora di continuare il racconto. In fondo, la curiosità poteva aspettare. Ha sorriso.

Ha detto che pioveva e che musulmani, e non, sono andati lo stesso a dimostrare il loro appoggio all’Europa. Tutti, in piazza, hanno urlato: “Non ci stiamo, non ci stiamo!” E: “Viva l’Italia,viva l’Italia!” Poi ancora: “Solidarietà al popolo francese. No al terrorismo in nome di Dio”. Accanto a lei c’erano persone che sventolavano la bandiera dell’Egitto, alcuni avevano in mano quella arcobaleno della pace e lasciavano che il vento la mostrasse al mondo. C’erano tre ragazzi musulmani, uno vicino all’altro, avvolti nelle bandiere italiane, che hanno spiegato: “L’Isis è il cancro del corpo islamico. Quelli che hanno fatto l’attentato sono contro la comunità intera. Sono i nuovi nazisti, che vogliono dominare il mondo”. La mia amica ha detto di aver sollevato le mani verso il cielo in segno di solidarietà. Poi si è fatta avanti una bambina che in mano aveva un cartello con una scritta in grassetto nero: “Terrorism has not religion” (Il terrorismo non ha religione). Questo il pensiero di chi era in piazza. Ha detto che i terroristi affermano di agire per conto dell’Islam, ma i musulmani pensano di non essere affatto rappresentati da loro e che l’Isis sia solo un gruppo di assassini. Ha sospirato mentre mi diceva questo, e io non sono riuscita a capire cosa quel sospiro significasse. Così gliel’ho chiesto. Mi ha detto che la rattristava il fatto che ci fossero persone che pensano che uccidere sia ciò che Allah comanda, ed era anche un sospiro di rassegnazione, in quanto, mi ha spiegato, queste persone non capiscono la vera natura della religione. Entrambe siamo rimaste in un cupo silenzio mentre fuori la pioggia batteva sull’asfalto. Poi l’ultima domanda. Le ho chiesto se aveva una foto. Ha sorriso, e quasi con orgoglio me l’ha mostrata. Era semplice, ma straordinaria. Fiori, Parigi e frasi scritte in tante lingue diverse.

La mia amica, in realtà, è la mia vicina di casa, la cassiera del supermercato, la mamma che porta il figlio al parco giochi, la mia vecchia compagna di classe, la signora che incontro sulla metro. La mia amica non è una persona in particolare ma rappresenta tutte le persone di religione islamica che, anche con piccoli gesti, hanno dimostrato il loro sostegno contro il terrorismo, contro la violenza e solidarietà per chi è stato colpito da questa tragedia.

Isabella Scotti (1L)

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