In questo periodo di crisi economica più volte mi è venuta alla mente questa frase di Aristotele: il denaro non può generare denaro. L’usura, considerata un grave peccato sia dallo scolastico San Tommaso d’Aquino sia dalla “Rerum novarum” di Papa Leone XIII, consiste proprio nel generare, con l’applicazione di un tasso di interesse di qualunque entità ad un prestito, denaro da denaro. Lo scarto temporale non giustifica l’usura: il tempo è, infatti, un bene comune.
L’attuale sistema economico è, invece, fondato sull’usura: si stima che la finanza mondiale crei un’economia fittizia che ammonta a cinque volte il valore dell’economia reale complessiva. Da grandi quantità di denaro si può generare altro denaro, senza alcun investimento nella realtà. Mentre in passato le crisi economiche erano generate da carestie, epidemie, guerre o catastrofi naturali, la crisi odierna è determinata da fattori puramente finanziari: lo spread, gli indici azionari, i derivati, che possono essere tranquillamente manipolati dalla ristretta cerchia degli speculatori. Non mi pare che nessuna calamità si sia abbattuta né sulla Grecia, né sulla Spagna, né sull’Italia. Eppure il popolo greco ha perso di fatto la propria sovranità perché “i mercati lo hanno voluto”. Un Mercato che sembra sempre meno la mano invisibile di Smith e acquista sempre più i caratteri di un Leviatano pronto a schiacciare gli uomini.
San Tommaso affermava come il peccato di usura fosse causato dalla cupidigia e dall’esecrabile desiderio del profitto per il profitto. Non è forse proprio questo, però, il motore del nostro sistema economico?
Per molto tempo la contrarietà all’usura dell’Aquinate è stata bollata come medievale, non moderna, non aperta ad un’economia sviluppata, ossia all’economia capitalista, strettamente legata all’idea calvinista di un’ascesi intramondana. Questa crisi è la dimostrazione del fallimento di Keynes (anch’egli critico nei confronti del Doctor Angelicus): una sentenza che noi posteri possiamo emettere facilmente, visti i risultati.
Quali soluzioni per il futuro? Forse provare a dare ascolto alla Dottrina sociale della Chiesa cattolica? D’altronde, sia il sistema economico comunista che quello capitalista hanno avuto ben più di una chance per dimostrare agli occhi del mondo la propria validità. Ma hanno fallito, da ogni punto di vista: umano, sociale, economico ed ecologico.
È arrivato, dunque, il momento di imboccare un nuovo cammino, certo di gran lunga più arduo e complicato degli altri due, ma forse, proprio per questo, più valido.
Valerio Pace (4D)