Parigi. La strage per le vignette su Maometto ha stravolto le carte sul tavolo del rapporto tra
Europa e Oriente, già sufficientemente instabile.
Il mondo si è diviso tra chi è e chi non è Charlie. Il confine tra le due linee di pensiero è
abbastanza ambiguo.
Ma, contrariamente alla maggioranza delle persone, c’è anche qualcuno che non si associa a
nessuna di queste due correnti di pensiero; e questa non è indifferenza bensì coscienza.
Non essere Charlie non significa appoggiare atti di violenza che sono un insulto alla civiltà e
all’umanità. Significa ritenere inaccettabili delle vignette che dissacrano il fondamento della vita di
milioni di persone. Un Dio, per chi ci crede, è fonte della Vita, anzi, è l’essenza della vita stessa e
pertanto non deve essere contaminato dai vizi umani.
Non essere Charlie significa inorridire davanti ad una Trinità blasfema, ma non imbracciare un
fucile per uccidere e vendicare. Chi non è Charlie continua a vivere, con o senza le vignette e i disegni.
Non ha bisogno di aggredire, gli basta esporre la propria opinione con decisione.
Essere Charlie forse è meno difficile. Vuol dire non accettare di avere paura di chi alle parole
preferisce i proiettili, efficaci ed immediati come rimedio contro il pensiero.
Si difende la libertà di espressione e di satira, il diritto di impugnare una matita. Lo si da quasi
per scontato, l’appoggiare Charlie. Forse perché per gli “Occidentali” tutto si fonda sulla libertà del
singolo nel rispetto della libertà degli altri. Fosse perché le Costituzioni Democratiche sono un inno
alla pace e al dialogo. Tanti sono Charlie, tanti milioni che sono scesi in piazza in tutto il mondo per
dimostrare la propria vicinanza alle vittime.
Non si può ignorare, al di là di ciò che è successo dopo, il fatto in sè. È stata infranta una Legge,
secondo numerosi punti di vista.
Quella religiosa, della Fede, che non consente di raffigurare il Dio o il Profeta perché gli uomini
devono accettare di non poter capire e fissare tutto del mondo. Una legge che è stata infranta in modo
brutale da chi ha svestito Maometto per adagiarlo su una copertina.
Come per tutte le leggi a cui non si sottostà, nella mente di qualcuno, è pronta una punizione.
Ma la Legge è anche quella dello Stato, che difende e tutela i proprii cittadini e le loro idee, per
quanto siano anticonformiste e discusse.
Il conflitto tra le due è evidente e sicuramente non sarà facilmente risolto. Ma come si può
predicare di voler unire i popoli e le nazioni per evitare i conflitti e promuovere un costruttivo dialogo
se non si incoraggiano l’integrazione è il rispetto per chi la pensa in modo diverso?
Tutte le discussioni che sono state fatte finora e che, senza dubbio, continueranno, non
renderanno certo più concilianti dei punti di vista diametralmente diversi. La religione e Lo Stato
sono due identità separate ma l’invadenza che dimostrano l’una nei confronti dell’altro può provocare
dei disastri.
Sconfiggere il terrorismo? Non si può fermare il pensiero, nel bene e nel male.
Prevenire ed arginare? Certo che sì. Nessuna religione predica la violenza; chi lo fa distorce il
significato più profondo della Fede e va fermato ed aiutato a capire che soltanto rispettando gli altri
sarà davvero libero.
Beatrice Cagliero (3B)