I Promessi Sposi: il romanzo degli -oso. Per molti noioso, tedioso, palloso, ma in realtà non così male. Ad esempio, tutta la storia delle “grida” è divertente e sembra di leggere gli attuali proclami contro mafia, corruzione, inquinamento e simili, che puntualmente invadono il cicaleccio globale.
La scena dei due bravi e del parroco che pensa che chi non ha coraggio non se lo possa dare in effetti è carina, potrebbe quasi essere uscita da un western, uno di quelli belli davvero, che si giravano una volta nel Nuorese.
Poi però Renzo dovrebbe imbracciare il corrispondente dell’epoca della colt e andare a saldare i conti e invece scappa “come un coniglio”, scappano tutti, scappano e si nascondono. Lucia, negazione dell’eroina degna di questo nome e, per ammissione stessa dell’autore, dotata dello stesso fascino di una gallina lessata, finisce in mano a una pazza di suora, più furiosa di una biscia, perché non voleva fare la suora, che la consegna a una specie di gangster dell’epoca, uno che, come il cattivo di Harry Potter, non bisogna nemmeno nominare. Il gangster viene rimesso in riga da un cardinale. La scena della mamma che mette la bimba sul carro dei morti spezza il cuore.
L’ultima parte torna sul palloso.
Il modo di agire di alcuni soggetti è discutibile: il lettore, per quanto svogliato e poco interessato all’argomento, si chiede come la “Fede” possa risolvere ogni problema. Ci sembra estremamente improbabile che i personaggi riescano sempre a fuggire dai pericoli, che lo stesso Don Abbondio arrivi alla fine dell’opera senza essere stato minimamente sfiorato dalle vicende, pur senza far parte della casta di quei potenti, che alla fine nei problemi non ci si trovano mai. Per qualcuno che disponga di Bravi, anche il problema del fidanzato diventa irrilevante: quando vengono fratturate le gambe, tibia e perone bilateralmente, diventa più malleabile. Un’altra strada sarebbe stata eliminare Renzo con una calunnia ben costruita: furto, aver sputato nell’acqua santa, o altro e dopo di che sommergere Lucia e soprattutto Agnese, di seta, merletti, ori, capponi, visoni veri o fasulli, a seconda del livello di coscienza animalista. Di tutte le strategie seduttive o di prevaricazione, mandare i Bravi dal parroco sembra la più platealmente scema.
Sebbene i “Promessi Sposi” possano essere erroneamente etichettati come noiosi, il romanzo offre una riflessione sorprendentemente attuale sulle dinamiche sociali e politiche, rivelando, a leggerlo bene, un testo sorprendentemente pertinente. Tuttavia, a una prima lettura superficiale, alcune sottotrame potrebbero sembrare discutibili e poco convincenti, come l’inefficacia dei personaggi nel fronteggiare le avversità.
Quello che stupisce, però, è che queste considerazioni, che facciamo noi studenti, siano pressoché le stesse di quelle fatte dallo stesso Manzoni, che nell’introduzione ci mette in guardia contro uno stile rozzo e una trama a volte piatta e inverosimile. Il Manzoni, però, ci annuncia che ne cambierà lo stile e la migliorerà. Non sono nessuno per giudicare, questo è vero, ma devo proprio dirlo: Alessa’, a ‘sto giro no, non ce l’hai fatta, mi spiace.
Abbraccio di consolazione?
Stella Camilla Brao