Palazzo Barolo, situato nel cuore di Torino, in via delle Orfane, è un edificio di fine ‘600, che può essere considerato uno dei più significativi esempi di residenza nobiliare della Torino barocca. Gli interni ben conservati e lo spettacolare scalone a forbice non sono l’unica attrazione dell’antica dimora, poiché è anche sede del MUSLI (Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia).
La Fondazione Tancredi di Barolo portò a compimento il suo progetto di Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia con l’apertura, nel 2003, del MUSLI. Il visitatore diventa il protagonista di un viaggio che lo porta indietro nel tempo e si immedesima in uno studente dell’Otto e Novecento, grazie alla presenza di ambienti e oggetti originali dell’epoca. Egli si trova davanti ad un percorso sviluppato su quattro piani, composto dal “Cortile della Ricreazione”, dall’ “Aula dei tempi di Cuore”, dalla “Scuola per Vivere”, dalla “Camera dei Bambini” ed infine da un’aula novecentesca dedicata alla “Bella Scrittura”.
Tornato al presente, il visitatore può dirigersi all’esposizione collocata al piano terra e nelle cantine di Palazzo Barolo, dedicate interamente alla storia dell’illustrazione e della letteratura dell’infanzia e alla tipografia ottocentesca degli eredi Botta.
L’incontro con il professor Pompeo Vagliani, Presidente della Fondazione Tancredi di Barolo
“Come balilla esprimi i tuoi sentimenti di ammirazione e di riconoscenza per il Duce”, così si presentava il titolo di un tema delle elementari, durante una normale ora di “composizione”. Ammirazione, gratitudine, riconoscenza sono alcune delle sensazioni che si riescono a percepire dalla lettura di un “esercizio di scrittura” svolto da un bambino comune, di sette, otto, nove anni durante il regime fascista. Il governo, attraverso una graduale opera di indottrinamento, rese le scuole, soprattutto le elementari, l’ambiente di formazione delle nuove generazioni della “razza mediterranea”.
Infatti fin dagli inizi del regime, si capì la fondamentale importanza dell’educazione dei giovani, ingenui in tenera età, al fine di assicurare la trasmissione e l’affermazione dell’ideologia fascista. Il processo, graduale, vide come protagonisti libri di testo che utilizzavano immagini efficaci e significative, capaci di imprimersi nella mente di un bambino.
Un balilla che gioca con un carro armato, uno che scrive “Vincere” sulla lavagna, una bandiera con il fascio, la marcia, un cannone con scritto “Posta Aerea per il Negus”, bambine, rappresentate come automi con il braccio alzato, che facevano il conosciuto, inquietante, cattivo saluto.
Nel 1929 le intenzioni di creare un’uniforme educazione di massa, divennero ufficiali: in tutte le scuole del Regno fu introdotto un solo libro di testo, approvato dal Ministero, e venne limitata la diffusione di libri stranieri, soprattutto di scrittori inglesi. Con l’introduzione del culto dell’esaltazione della razza “romana” e della bonifica libraria, “l’Impero fascista” aveva intrapreso la strada del suo trionfo. Ma il punto cardine della sua riuscita era l’esaltazione della “razza” e anche questa doveva passare attraverso la scuola: i bambini, attraverso l’educazione fisica, l’esaltazione del corpo e l’associazione ai Balilla, accolsero e svilupparono nelle proprie menti il mito della “razza”, della superiorità, nei confronti dello straniero.
Nel 1938, infine,con la circolare del ministro Bottai, venne teorizzato il discorso della “razza”: insegnanti e studenti stranieri, soprattutto ebrei si ritrovarono da un giono all’altro ad essere cacciati dalle scuole di tutto il Regno.
Questo è quanto ci ha illustrato il prof. Vagliani, docente universitario e presidente della Fondazione Tancredi di Barolo, in occasione della nostra visita a Palazzo Barolo.
Prima, per noi studenti, “propaganda”, “esaltazione della razza”, “amore per il Duce”, erano solo parole, pagine di libri di storia contemporanea. Grazie a questo laboratorio siamo stati in grado di toccare, letteralmente con mano, libri, quaderni, registri, diari dell’epoca.
Tra questi abbiamo trovato anche un annuario del 1932-1933 della nostra scuola, il “Convitto Nazionale Umberto I”, nel quale dalle classi maschili, ordinate, composte, perfino durante l’ora di ginnastica, trasparivano i chiari segni di un’impostazione di carattere fascista.
L’introduzione e l’impostazione dell’annuario del nostro Convitto indicavano fieramente la sua adesione al regime.
Sembra incredibile che studenti, così diversi da noi, abbiano potuto camminare negli stessi nostri corridoi, salire il nostro stesso scalone e correre nel nostro stesso cortile.
Immagini tratte da alcuni libri di testo pubblicati durante il regime fascista
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Fotografie per un Concorso radiofonico dal tema “il perfetto Balilla”
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Saggio tratto dal quaderno di relazioni dell’alunno Morello G.
TORINO, 16 NOVEMBRE 1938: – XVII. E.F.
Tema: come balilla esprimi i tuoi sentimenti di ammirazione e riconoscenza per il Duce.
Saggio
Noi balilla e tutti gli Italiani dobbiamo avere una grande riconoscenza per il Duce, perché Egli ci ha anche salvati nel settembre scorso dalla guerra contro la francia e la cecoslovacchia.
Se non ci fosse stato il Duce che si è imposto con la sua autorità, sarebbe venuta una grande rovina e molte città come Torino sarebbero state distrutte dagli aeroplani francesi passando le alpi.
Benito Mussolini con la sua forza armata salvò l’Italia ed il mondo. Il Duce merita tutta la nostra riconoscenza perché ha compiuto per noi balilla molte cose utili. Egli fece costruire molte scuole nelle città e nelle campagne, molte colonie alpine e marine per fortficare i più deboli. Egli ci cura ecome un Padre per fare di tutti noi balilla dei buoni cittadini e dei valorosi soldati.
Carola Bozzalla
Alessia Frola