Il 15 dicembre 2009 è un’altra data importante per il mondo del cinema: fa la sua uscita Avatar, il nuovo capolavoro di James Cameron (regista del pluripremiato Titanic). Distribuito in gran parte del mondo ha già guadagnato circa 400 milioni di dollari, e adesso (con un mese di ritardo) sbarca anche da noi preannunciando un grande successo con posti esauriti in gran parte delle sale. I primi commenti a pochi giorni dal’uscità sono tutti più che positivi, c’è addirittura chi ha affermato che dopo la visione del film aveva intenzione di suicidarsi perchè non si trovava più nella fantastica Pandora. La storia è semplice, siamo nel 2154 la terra ha bisogno di nuove fonti d’energia che gli umani troveranno su Pandora, pianeta dove la natura domina incontrastata, abitato solo da popolazioni indigene molto diverse dall’uomo. Dapprima gli uomini tentano un approcico diplomatico grazie agli Avatar, ma l’ostilità delle tribù indigene e l’animo guerrafondaio del capo della sicurezza degli umani portano ad uno scontro diretto. Al centro di questa storia troviamo un marine costretto alla sedia a rotelle che dovrà scegliere tra l’amore, sia della natura che di una donna, e combattere per la sua terra. Storia non complicata, che racchiude in sè, forse a volte in maniera troppo evidente, altre storie, già viste e risentite. Ed è per questo che chi ha visto Il Signore Degli Anelli può pensare che gli uccelli di Avatar sono semplicemente dei Nazgul sui quali dei writer particolarmente creativi si sono divertiti. E ancora spicca particolarmente la somiglianza tra il comandante di Avatar e quello giocattolo di Small Soldier. Anche alcune incongruenze e scene impossibili possono, se notate, far apprezzare meno il film. Certo, non si può negare che Avatar sia un capolavoro dei nostri tempi, e che la tecnologia sia innovativa, ma forse il suo successo è dovuto anche all’eccessiva pubblicità. Motivo che qualcuno, all’uscita del cinema, ha ribadito chiaramente dicendo: “La prossima volta faccio anch’io un film, in fondo per far sì che abbia successo basta che lo pubbicizzi anche sulla carta igienica”.
Sofia D’Angelo (3C)