Stanca e affranta mi dirigo di corsa verso la fermata dell’autobus e dopo qualche minuto arrivo nell’immensa … Stop! Ricominciamo, è troppo deprimente!
Ciak azione! Ore 18:40. Stazione di Porta Nuova. Appena entro dalla porta principale i miei occhi brillano come quelli di un bambino. Wow! È veramente gigantesca! Ma appena i avanzo tra le mille quantità di valige, comincio a sentirmi veramente in imbarazzo. Mi ritengo minuscola davanti a quell’immensità! Comincio a pensare a tutte le faccende che devo compiere, senza dimenticare di guardare ogni tanto il tabellone degli orari, per evitare di perdere il treno, e di obliterare il biglietto! Mi fermo un attimo, faccio un respiro molto profondo e corro subito a prendere qualcosa da assaporare con gusto. Subito dopo mi ritrovo seduta su una panchina a sorseggiare un po’ di coca cola da una lattina e a divorare un invitante cheeseburger. Ma mentre mi godo tutta quella bontà, ripenso a tutti i miei problemi faticando ad ingoiare un solo boccone e osservo l’ambiente intorno a me. Certo che in stazione c’è proprio di tutto! Ci sono moltissimi negozi e ristoranti, ma soprattutto c’è molta gente, di tutti i tipi. Dai ricchi ai benestanti e ai più poveri, le persone che mi rattristano di più sono quest’ultimi che, con tono malinconico, ti chiedono l’elemosina. Confesso: non ho ancora mai offerto nessun soldo. La ragione vera non la so, so solo che non mi fido molto di queste persone. C’è chi è ubriaco e ti chiede dei soldi per bere degli alcolici, chi invece te li chiede per comprarsi del cibo. Persa in questi pensieri, il tempo scorre velocemente e ad un certo punto giro la testa di scatto e con un occhio aperto e l’altro chiuso cerco di focalizzare le scritte sul tabellone principale. Trovo quella giusta e, partendo da quel punto, scorro il dito fino ad arrivare alla casella dei binari. Corro come una pazza verso il treno, che sta per partire. Ma, durante il tragitto, mi blocco di colpo davanti alla figura di un uomo sulle stampelle con una gamba sola. Lo fisso per qualche secondo e poi distolgo subito lo sguardo da quella disgrazia. Salgo rapidamente sul treno, mi siedo sul primo posto che mi capita, mi sistemo e chiudo gli occhi stravolta. Dopo di che li riapro di scatto, guardo fuori dalla finestra e penso. Perché la maggior parte della gente, soprattutto noi ragazzi, pretendiamo di più quando ci sono persone che hanno di meno? Esce il nuovo modello di computer o cellulare e lo desideriamo subito; senza pensare a tutta quella gente che non può neanche permettersi un pezzo di pane. Piangiamo per quelli che noi riteniamo essere enormi problemi, ma che in confronti a altro in realtà sono dei granelli di sabbia. Ci lamentiamo di quello che già abbiamo, perché vorremmo che fosse migliore o diverso. Non ci accorgiamo che viviamo una vita più bella di molte altre; magari ci pensiamo, ma alla fine ci rinchiudiamo nella nostra bolla di problemi e ci abbattiamo alla minima sottigliezza, senza aver la forza di affrontare le nostre difficoltà con un semplice sorriso. Non vogliamo accettare la realtà così com’è, bisognerebbe avere un’espressione di felicità stampata sul volto solo per il fatto che siamo ancora vivi. Bisognerebbe risolvere i problemi con calma e ottimismo. Non è cosa semplice a farsi, soprattutto durante l’adolescenza, ma con un po’ di pazienza e buona volontà niente è impossibile! La vita non è sempre una passeggiata, ma non è nemmeno di continuo una scalata; basta non dimenticarsi mai che dopo una salita c’è sempre una discesa, o almeno una pianura!
Con la convinzione e la soddisfazione di aver creato un discorso con molte parole sagge, da persona matura, i miei occhi si riempiono di lacrime di gioia, la mia bocca si spalanca in una gigantesca A e comincio a canticchiare mentalmente la canzone “Penso positivo” di Jovanotti. Posso proseguire il mio viaggio tranquillamente.
Arianna Ceschina (2B)