Pensieri e parole

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Amo queste case minuscole.

Sembrano irreali, come se si potessero spazzare via con un soffio in un attimo.

L’aria qui è diversa, come tutto il resto, d’altronde.

Oggi è l’ultima volta che vedo il sole d’Olanda tramontare. Domani a quest’ora saremo in Italia, di ritorno alla vita reale, alla frenesia, agli obblighi … ma per ora sono sola e libera.

Ho inforcato la mia bici, azzurra come questo cielo che oggi è sereno e limpido come non mai e ho pedalato tra i colori della campagna, sulle note di una lenta ballata irlandese, che mi accompagna da tutta la giornata.

Ho salutato ogni passante sconosciuto con un sorriso, perché, per quanto si possa soffrire, non si potrà mai fare a meno di sorridere quando il sole scalda il viso e il vento passa tra i capelli; il profumo dell’erba appena tagliata mi pervade tuttora, mentre mi accoccolo sul prato del giardino di casa.

Dal mio angolo posso vedere tutto: il legno bianco della veranda, il camino in pietra che riscalda il salone, il mio “fratellino” che sbircia le mie mosse dalla finestra, il sole, che lento cala all’orizzonte.

I cavalli al mio fianco sbuffano quando la brezza primaverile soffia loro la criniera sugli occhi e quando un merlo si appoggia sul recinto solo per guardarli curioso.

La luce non è ancora scomparsa del tutto, quando una goccia mi bagna il viso, alzo gli occhi verso il cielo e vedo enormi nubi grigio cenere sovrastarmi. Un altro temporale, perché l’Olanda è così: imprevedibile.

Sono passati pochi secondi e nonostante ciò sono già fradicia dalla testa ai piedi, ma non ho alcuna voglia di rientrare. Resto lì, fuori, come una stupida, sotto la pioggia, a pensare a ciò che ho vissuto: ai palloncini con le nostre frasi lasciati andare e volati chissà dove, al pomeriggio ad Amsterdam, al canale con gli amici a gustare una libertà temporanea ma inebriante, allo spettacolo, i nostri sorrisi dopo l’imbarazzo, guardando il premio, allo sconforto, alle serate a ballare al Boom, alle iniziali incise sul bancone, segno del nostro passaggio, a ciò che lascio e ciò che porto via con me, a David Bowie, ai nostri tesori, a Hill e a tutti gli altri.

Quando riapro gli occhi il temporale è svanito, per lasciare il posto ad una sera fresca, chiara e dolce. Io mi sento leggera, vuota, serena, la pace è tangibile nell’aria.

Una sequenza di scene, un susseguirsi di pensieri disordinati, di ricordi catturati e liberati con l’inchiostro; attimi di riflessione raccolti sul foglio. L’unico modo di comprendere veramente la confusione di emozioni di chi sta per completare un viaggio. L’unico stile efficace per trasmettere sensazioni personali, soggettive, vere, diverse dalla cronaca fredda e distante del viaggio in Olanda della quarta C.

 

Carolina Tardito Baudin (4C)

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