Amos Oz, una delle poche persone al mondo a poter affermare di aver scelto il proprio cognome; infatti lo ha cambiato, dopo un dissidio col padre da Klausner ad, appunto, Oz, che in ebraico, sua lingua madre, significa “forza”.
Ed è proprio in questa lingua dalla duplice anima, biblica e moderna, che Oz ha scritto, nonostante le origini russe.
Tra tutte le sue opere io consiglio personalmente “Michael mio”, uno dei suoi romanzi più importanti che rappresenta appieno il connubio tra sinuosità e naturalezza nello stile di Oz.
L’opera di Oz è molto vasta ed egli può essere considerato uno dei più importanti scrittori israeliani contemporanei.
Il suo impegno, tuttavia, non è limitato esclusivamente alla sfera letteraria, ma anche a quella politica: il giovane Oz infatti dopo la rottura col padre ha vissuto in un kibbutz per lungo tempo; un tempo trai maggiori esponenti del partito laburista israeliano, ora aderisce al partito Meretz, sempre di area socialdemocratica.
Ma parlare di Israele implica anche parlare della Palestina e della questione israelo-palestinese:
egli imputa la responsabilità del conflitto al fanatismo e ai fanatici di ambedue le parti e ad essi contrappone umorismo e compromesso, che pur non creando giubilo nei vincitori appare come l’unica soluzione praticabile per la pace. E a noi Europei dice: “Non dovete più scegliere fra l’essere pro-Israele o pro-Palestina. Dovete essere per la pace”.
La sua opinione a riguardo è stata espressa in tre lezioni tenutesi nell’università tedesca di Tubinga, poi raccolte nel libro “Contro il fanatismo”, che ad oggi è uno dei libri indispensabili per comprendere appieno il conflitto israelo-palestinese.
Valerio Pace (2D)