Perchè i giovani non fanno politica?

Tempo di lettura: 3 min

 

Venerdì 4 marzo 2011 alcuni giornalisti dell’Umbertimes si sono recati ad Asti, dove si è tenuto il 18° Convegno della Stampa Studentesca.

Dopo il cerimoniale di apertura e brevi discorsi delle autorità locali, il Convegno è finalmente cominciato con un’intensa mattinata di lavoro in commissione. Tutti i partecipanti sono stati smistati in 12 differenti delegazioni.

La sottoscritta è stata inserita, come richiesto, nella commissione n° 6: “La politica vista dai giovani”.

Partendo da un documento stilato in occasione del progetto “Millerighe” i delegati hanno cominciato a dibattere fin da subito con estremo ardore.

Ecco qui un sunto che condensa gli argomenti toccati e approfonditi durante il dibattito.

Le generazioni di oggi devono lottare ogni giorno contro diversi fattori che rendono sempre più difficili la loro partecipazione attiva alla vita politica. Tra i giovani si nota un accentuato disagio che purtroppo stenta a scomparire per un semplice motivo: manca una classe politica dirigente capace ed affidabile. Le istituzioni appaiono loro distanti ed incapaci di risolvere i problemi, tutto questo porta ad una conseguente decisione triste e drammatica: il distaccamento dalla vita politica quotidiana.

Le nuove generazioni non hanno più fiducia nella politica e nelle istituzioni, perché negli ultimi anni hanno ricevuto da chi ha governato solo incertezze e precariato; hanno rinunciato a credere negli ideali, quegli ideali che hanno accompagnato le generazioni precedenti e che hanno portato ad avere fiducia in loro stessi, si sono ormai abituati ad utilizzare di frequente luoghi comuni come “i politici sono tutti ladri e corrotti” vedendo la politica come una cosa che non gli appartiene e che non va vissuta attivamente.

Molti politici si ricordano dei giovani solo durante le campagne elettorali: un bel po’ di consensi fanno sempre comodo; aiutano a raggiungere gli obiettivi! I partiti non suscitano tra i giovani alcuna passione, non li coinvolgono al punto da farli innamorare della politica; anzi, in alcune realtà si è riscontrato che la confusione in materia politica da parte dei giovani viene sfruttata dai partiti politici che tentano di attirarli a sé attraverso una campagna elettorale illusoria, densa di promesse ammiccanti regolarmente dimenticate ad elezioni concluse.

Nel nostro Paese si è fatto e si fa poco nell’ambito delle politiche giovanili. In particolare essendo i giovani sensibili alle scelte politiche che vengono compiute relativamente alla scuola e all’università, al mercato del lavoro, alla cultura e allo spettacolo, allo sport e non ultimo alla famiglia è chiaro che i mancati investimenti in questi ambiti sono una non risposta ai loro bisogni.

I giovani che hanno degli ideali politici sono pochi al giorno d’oggi. La maggioranza non si sente spronata ad aderire ad una visione del mondo predeterminata. Di norma vivono la politica come un un qualcosa di lontano, inarrivabile, che non appartiene loro. D’altro canto i politici non fanno nulla per incentivare la loro partecipazione: pochi sono i leader di partito che ascoltano le loro proposte.

Una cosa che accomuna tutti i giovani, qualsiasi sia il ceto sociale dal quale provengano, è la sensibilità con la quale avvertono tutti i difetti della nostra società. Ad esempio hanno la consapevolezza della precarietà del lavoro, e dunque della difficoltà a costruire un proprio futuro stabile. La consapevolezza della mancanza di una politica per la casa che ne agevoli l’uscita dalla famiglia. La consapevolezza che i risicati investimenti nella ricerca e nell’università costringeranno i migliori ad andar via dall’Italia. Queste incertezze sul proprio futuro, l’impossibilità di considerarlo davvero come il tempo in cui si realizzerà il loro desiderio di affermazione, li portano spesso ad essere rinunciatari rispetto all’impegno politico.

A tutto ciò si aggiungono le promesse non mantenute, gli scandali, l’opportunismo, i giochi di potere, che contribuiscono ad aumentare lo scetticismo tra le nuove generazioni circa l’utilità dell’impegno politico.

E’ chiaro, però, che con quest’impostazione i giovani si deresponsabilizzano a priori, dando interamente la responsabilità agli adulti intesi come leader politici, partiti della loro mancata partecipazione alla vita politica.

Ma è davvero così? I giovani non dovrebbero forse conquistarsi lo spazio politico lavorando sodo e impegnandosi quotidianamente? Insomma non è che il disimpegno è anche frutto di una scelta di comodo?

 

Bianca Viano (4B)

180790cookie-checkPerchè i giovani non fanno politica?