Sono contento che finalmente qualcuno abbia risposto ad un mio articolo a viso aperto, mai prima era successo: almeno qualcuno mi ha letto. Mai io ho avuto né la pretesa, né la tracotanza di “parlare in nome di Dio”: ho sempre parlato a nome mio, assumendomi sempre ogni responsabilità su ciò che avevo scritto. Io, cattolico romano, ho difeso la famiglia con parole e motivazioni che anche un musulmano, un ebreo o un ateo avrebbero potuto addurre: non ho nominato alcun passo biblico, né alcuna citazione di qualche santo. Dell’indissolubilità del matrimonio cristiano sono pienamente convinto a motivo delle parole di Cristo stesso, mentre dell’utilità di difendere il matrimonio civile sono persuaso per le motivazioni che ho già esposto nel mio precedente articolo.
Non era mia intenzione offendere i figli di separati o di divorziati: lungi dall’affermare che tutti costoro siano affetti da problemi mentali, intendevo semplicemente dire che una famiglia divisa non è certo l’ambiente preferibile per la crescita di un bambino e che tale spaccamento può concorre a determinare situazioni di difficoltà, come espresso in diversi studi, uno fra tutti il rapporto “Whats puts children of lone parents at health disadvantage?” apparso sulla rivista specialistica Lancet.
Certo, in passato le condizioni socio-economiche non hanno sempre permesso delle condizioni favorevoli ad un piena maternità e, soprattutto, alla paternità, ma proprio ora che il generale aumento della qualità della vita consentirebbe un ambiente completo per la crescita del bambino, si rifiuta a chi non ha voce il diritto ad un’educazione umana.
L’attuale e sempre crescente diffusione di una sessualità libertina e i costanti attacchi alla famiglia non minano un codice etico o un insieme di precetti morali ma l’umanità. I Paesi Bassi sono presi a modello di presunta “modernità” e “libertà” per politiche favorevoli al “libero amore” -ossia faccio quel che voglio con chi voglio, se è il caso anche pagando- e per il riconoscimento dei nuovi “diritti” sia delle coppie di fatto, sia di chi si discosta dall’eterosessualità. Sempre in Olanda ci sono proposte per dare riconoscimento legale ad unioni di più di due persone. Ancor più sconcertante è, però, la recente sentenza del 2 Aprile che ha riconosciuto come non si possa negare il diritto alla libertà di espressione anche nel caso di una fondazione che da trent’anni promuove la legalizzazione delle pedofilia, pur definita aberrante dalla stessa corte. È ancora questo il modello che vogliamo seguire?
L’apologia della famiglia è anche apologia dell’umanità, difesa della carne umana, stuprata dalla vuota spiritualità in voga oggi, e dello spirito, attaccato dalla carnalità imperante in Italia fin dal ’68. Non è immorale considerare il sesso un’attività ludico-ricreativa: è inumano. L’uomo del nostro tempo vive di materia e di carne ma, al contempo, le disprezza, tendendo allo spiritualismo e ad un mondo delle idee e dei valori astratti che, in realtà, non esiste. La sessualità è parte integrate dell’umanità e l’una è dipendente dall’altra. Una sessualità vissuta fuori dalla responsabilità del matrimonio o persino senza alcun sentimento è povera.
Non era mia intenzione offendere i figli di separati o di divorziati: lungi dall’affermare che tutti costoro siano affetti da problemi mentali, intendevo semplicemente dire che una famiglia divisa non è certo l’ambiente preferibile per la crescita di un bambino e che tale spaccamento può concorre a determinare situazioni di difficoltà, come espresso in diversi studi, uno fra tutti il rapporto “Whats puts children of lone parents at health disadvantage?” apparso sulla rivista specialistica Lancet.
Certo, in passato le condizioni socio-economiche non hanno sempre permesso delle condizioni favorevoli ad un piena maternità e, soprattutto, alla paternità, ma proprio ora che il generale aumento della qualità della vita consentirebbe un ambiente completo per la crescita del bambino, si rifiuta a chi non ha voce il diritto ad un’educazione umana.
L’attuale e sempre crescente diffusione di una sessualità libertina e i costanti attacchi alla famiglia non minano un codice etico o un insieme di precetti morali ma l’umanità. I Paesi Bassi sono presi a modello di presunta “modernità” e “libertà” per politiche favorevoli al “libero amore” -ossia faccio quel che voglio con chi voglio, se è il caso anche pagando- e per il riconoscimento dei nuovi “diritti” sia delle coppie di fatto, sia di chi si discosta dall’eterosessualità. Sempre in Olanda ci sono proposte per dare riconoscimento legale ad unioni di più di due persone. Ancor più sconcertante è, però, la recente sentenza del 2 Aprile che ha riconosciuto come non si possa negare il diritto alla libertà di espressione anche nel caso di una fondazione che da trent’anni promuove la legalizzazione delle pedofilia, pur definita aberrante dalla stessa corte. È ancora questo il modello che vogliamo seguire?
L’apologia della famiglia è anche apologia dell’umanità, difesa della carne umana, stuprata dalla vuota spiritualità in voga oggi, e dello spirito, attaccato dalla carnalità imperante in Italia fin dal ’68. Non è immorale considerare il sesso un’attività ludico-ricreativa: è inumano. L’uomo del nostro tempo vive di materia e di carne ma, al contempo, le disprezza, tendendo allo spiritualismo e ad un mondo delle idee e dei valori astratti che, in realtà, non esiste. La sessualità è parte integrate dell’umanità e l’una è dipendente dall’altra. Una sessualità vissuta fuori dalla responsabilità del matrimonio o persino senza alcun sentimento è povera.
Valerio Pace (4D)