“A person who complains about microphones is not having a good night”
Hillary Clinton on 27th September
Pochi giorni fa, il 27/09, si è svolto a New York il primo dibattito presidenziale tra la candidata democratica Hillary Clinton e il tycoon Donald Trump. Il dibattito, durato circa un’ora e trenta minuti e condotto da Lester Holt, è stato un testa a testa su diversi argomenti tra cui politica estera, tasse e armi nucleari; tutto in discesa per la Clinton. Grazie all’autocontrollo di Trump, insolitamente privo del suo tipico “politically uncorrect”, l’ex first lady è riuscita a portare più volte l’avversario sui territori per lui scivolosi. È riuscita addirittura a fargli dire che il fatto di non aver pagato le tasse lo rendesse più “figo” o che l’aver assecondato la crisi immobiliare fosse semplicemente business.
Un punto a favore di Hillary è stata senza alcun dubbio la sua fermezza nel parlare di politica estera, mentre per il magnate newyorkese il comportamento posato e “presidenziale”. Alla fine della serata, secondo un sondaggio della CNN, il 62% degli intervistati manifestava preferenze verso l’ex Segretario di Stato contro il solo 27% a favore di Trump. Quest’ultimo, a non più di due giorni di distanza, ha incominciato a accusare Holt e la stessa Clinton di aver complottato contro di lui e di aver nascosto tutte le informazioni da lui definite importanti bloccando i microfoni durante i suoi interventi. Ha poi ribadito in un tweet le mancate risposte di Hillary alle domande riguardanti la Fondazione Clinton e le 33mila email sparite che lei aveva inviato durante il Segretariato di Stato.
Niccolò Bertello (1L)