Privacy? What is that? Food?

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PrivacyFacciamo un gioco?
Non vi preoccupate, non si sta parlando di «Saw – L’enigmista», anche se il risultato è, per certi versi, altrettanto inquietante.
Cliccate su questo link (http://www.criminalsearches.com/ ) e digitate un nome qualsiasi. Che sia il classico John Smith o il vostro stesso nome: vi troverete le informazioni di venti persone omonime residenti negli Stati Uniti d’America. Conoscendo nome e cognome (anche se si può sempre affinare la ricerca inserendo stato, data di nascita, città e età) è possibile venire a conoscenza con un click (e la modica cifra di 29.95$) del nome completo, dell’indirizzo attuale e di tutti quelli passati, del numero di telefono, dell’elenco suoi parenti e del suo albero genealogico, della sua età e della sua data di nascita, stato civile e fedina penale. Sostanzialmente, è come ingaggiare un investigatore privato, ma la differenza sta tra affidarsi ad un professionista (con motivazioni più o meno lecite) e il ficcanasare spudoratamente nella vita del primo che passa al prezzo di una giacca di H&M. E non una volta, ma (potenzialmente) in modo sistematico, perché il costo a cui si fa riferimento è quello dell’iscrizione mensile, anche se, ovviamente, è possibile pagare anche la singola ricerca.

E la privacy? Tutte le informazioni sono state estratte dai database delle forze dell’ordine, il che spiega come sia possibile entrare in possesso della fedina penale, ma non è ben chiaro come siano state ottenute, perché, teoricamente, le autorità non dovrebbero essere autorizzate a divulgare le informazioni, soprattutto se strettamente confidenziali. Do you really know who people are? Testuali parole che invitano le persone a scavare nel passato dei vicini che sono sempre sembrati un po’ strani, della nuova babysitter dalle referenze impeccabili, troppo perfette per essere vere, della nonna che ha sempre avuto quel profumo troppo puzzolente per essere solo scadente e della suocera che, invece, si spera abbia qualche precedente penale sufficiente a spedirla molto lontano per un po’. Davvero ci si vuole ridurre così? A sospettare di tutti e a non fidarsi di nessuno senza la sua fedina penale in mano? Ma soprattutto, si è disposti a sacrificare la propria libertà? E in favore di informazioni che comunque non si posso verificare? Prendete il “povero” giornalista del New York Times: gli è stata ritirata la patente per guida in stato di ebbrezza, ma il sito non accenna al fatto che l’abbia recuperata seguendo un corso di guida. Alla sua lamentela, nessuna modifica sul sito.
Perché? Semplice, perché avrebbe dovuto rivolgersi alle autorità, visto che le informazioni del sito si basano sui loro database.

Valentina Porta (2B)

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