Non siamo qui per insegnare, siamo qui per informare.
E’ così che si presentano i membri di quello che viene definito il “Progetto Migranti”. Sono coloro che, in quattro incontri in classe – VB -, hanno tentato di dissipare quei dubbi, luoghi comuni e frasi ricorrenti spesso dette e ripetute a proposito di migranti, rifugiati ecc.
Non vogliamo insegnare.
Questo avevano detto appena entrati. Eppure, volenti o nolenti, l’hanno fatto, ci hanno aperto gli occhi per farci scoprire che oltre alle foto sui giornali o le voci ai telegiornali… C’è di più.
C’è il mondo di chi a casa sua proprio non può più stare. Di chi deve lasciare tutto il certo per buttarsi senza indugi in quello che è un mondo sconosciuto, per quanto ne sanno. Il mondo di chi non ha altra scelta.
Questo è stato lo scopo del progetto, di cui la nostra classe è stata prima testimone e “cavia”: tentare una volta in più di indirizzarsi a chi sta per formare il mondo di domani, con il primo voto o con le prime piccole scelte importanti. Un viaggio intorno e nei viaggi degli altri, quegli stessi altri che molto spesso abbiamo giudicato frettolosamente senza andare troppo oltre le apparenze.
Quattro tappe per capire: chi sono, perchè partono, da dove vengono, dove vanno, come funziona, cosa possiamo fare e cosa già stiamo facendo. Otto ore passate con chi in questo campo lavora da una vita o vi è entrato per diversi motivi. Quattro incontri per capire quanto ci lasciamo influenzare e quanto in realtà dovremmo sapere di tutto questo.
Capire la differenza tra migrante e rifugiato, fare distinzioni tra migrante economico e politico, vedere come funziona il mondo fin troppe volte mascherato dai media. Imparare procedure della burocrazia italiana ed europea ritenute talvolta assurde, eppure vigenti. Insomma: provare ad immedesimarsi in quel qualcuno che molto spesso scansiamo per strada per paura che ci possa contagiare con la sua “aura da delinquente”. Perchè è questo quello che si sente per strada, e non, quando si parla di migranti ed immigrati. Basta, però, un piccolo sforzo, informarsi, leggere, vedere oltre le apparenze, impegnarsi ad essere meno superficiali. Provare a conoscere le storie di chi si sposta e del perchè lo fa. Ecco il compito di questo progetto di sensibilizzazione: informare con parole e immagini. Non quelle che si sprecano e molto spesso vengono strumentalizzate, no: quelle parole e quelle immagini di chi, quest’esperienza, la conosce bene, perchè l’ha vissuta in prima persona.
Così tra filmati, documentari, testimonianze registrate o riportate su carta o di persona, ci siamo addentrati pian piano in quel mondo che chi non ha altra scelta deve affrontare: un viaggio faticoso verso l’ignoto guidato da persone senza scrupoli, un futuro a volte meno roseo di quello a cui si è scampati uscendo dal proprio paese… Tutto meno l’idilliaco viaggio che compiamo, magari, d’estate per visitare vari paesi e nazioni.
Un’esperienza che ha colpito dritto al cuore, fatto di prove, o meglio “esercizi”, che hanno coinvolto noi in prima persona, nel tentativo di essere meno superficiali e vivere, per quanto possibile, quelle stesse esperienze provanti e faticose e disperate che chi spera ancora ha dovuto affrontare per farlo. Confutare i luoghi comuni, poi, ci ha condotti sulla strada della consapevolezza dell’ignoranza, perchè i pregiudizi sono proprio il risultato di tutta l’ignoranza perseverante e incrostata che abita la nostra società. Il segreto sta nell’evoluzione, nella crescita… Nell’andare oltre.
Perchè non è per essere stati biechi che, gli Stati Uniti, sono ora un meltin pot di culture differenti e hanno smesso di scrivere cose estreme del tipo “Noi protestiamo contro l’ingresso nel nostro Paese di persone i cui costumi e stili di vita abbassano i nostri standard e il cui carattere, che appartiene a un ordine di intelligenza inferiore, rende impossibile conservare gli ideali più alti della moralità”, che, per inciso, sono parole che si riferiscono a noi Italiani, popolo che è emigrato e continua a farlo.
Il nostro compito, aiutati dal “Progetto Migranti”, in prima battuta, è non dimenticare e sforzarci di capire. Tutto qui.
Veronica Sgobio (5B)