“Dimmi cosa scrivi sui social e ti dirò chi sei.” Una bella “battuta” che tuttavia ha conseguenze molto serie. Non solo le informazioni che noi scegliamo consapevolmente di divulgare, come uno stato d’animo o un luogo di vacanza, possono essere pericolosi per la nostra privacy, ma ogni interazione che abbiamo sui social network è indelebilmente trascritta e utilizzata nei più svariati modi. Ognuno di noi è “tracciato”. Se si esprime una preferenza di qualsiasi tipo su internet, il web se lo ricorderà per sempre e consiglierà altri contenuti, basandosi sui gusti monitorati dalla rete. Su questo si regola la pubblicità che ci appare in continuazione quando navighiamo. Questo però non è il peggio.
Nel febbraio del 2016 in Occidente si è incominciato a parlare del sistema di “rating sociale” utilizzato in Cina, già attivo in realtà dal 2014: a seconda della propria attività sui social network, della cronologia di navigazione, della regolarità nei pagamenti di bollette e mutuo, degli acquisti, di eventuali multe e condanne si finisce all’interno di una classifica che dovrebbe distinguere i “buoni” dai “cattivi”. Ad ogni persona viene assegnato un punteggio, chiamato “Credito Sociale”: chi sta in cima alla classifica potrà ricevere diverse agevolazioni, mentre le persone che avranno un punteggio basso saranno penalizzate. Ad esempio, chi è stato sorpreso più volte a viaggiare senza biglietto, oppure ha fumato nei bagni di un treno o ha creato agitazioni su un aereo, avrà il divieto di viaggiare su treni e aerei per 12 mesi.
Ma in base a che cosa si riceve il punteggio? I cittadini sono valutati su una scala che va dai 350 ai 950 punti. Sesame Credit, il sistema di credito sociale che assegna i punti, non rivela quali siano gli algoritmi alla base. Tuttavia ne ha reso pubblici i 5 parametri. Il primo è la storia creditizia, ovvero se i cittadini pagano le bollette elettriche o telefoniche in tempo. Il secondo l’abilità di rispettare gli obblighi contrattuali. Il terzo parametro è legato a indirizzi e altre coordinate non specificate. Il quarto è legato a comportamenti e preferenze. Ad esempio chi gioca per 10 ore ai videogiochi è considerato una persona indolente, mentre qualcuno che compra spesso pannolini sarà probabilmente un genitore, con un bilancio di spesa equilibrato e quindi maggior senso di responsabilità. La quinta categoria infine si riferisce alle relazioni interpersonali, ovvero traccia le interazioni tra l’osservato e i suoi contatti, ad esempio i “like” sui social.
A seconda del proprio livello in classifica si avranno vantaggi e premi. Ad esempio si può vincere un viaggio, oppure ottenere agevolazioni nel caso in cui si voglia affittare una macchina o una casa e persino in campo sanitario. Il GuangZhou Women and Children’s Medical Center è il primo ospedale cinese a funzionare a “credito sociale”: se si raggiunge un buon punteggio si possono saltare file, avere sconti sulle prestazioni e avere la possibilità di consultare più specialisti.
La partecipazione a Sesame Credit per il momento dovrebbe essere ancora su base volontaria, incentivata dalle promesse di ricompense. In altre parole, si potrebbe decidere di non aderire. Oggi il “social rating” riguarderebbe circa 10 milioni di cinesi. Questo però potrebbe cambiare nel 2020, quando il governo cinese avrebbe intenzione di varare un proprio sistema di valutazione dei cittadini obbligatorio in collaborazione basandosi sul sistema di Sesame Credit. Le informazioni su questo però sono vaghe. Il Mercator China Research Center in Germania ha sottolineato tuttavia che i sistemi di credito sociale sono già stati sperimentati in 43 tra città e regioni in tutta la Cina.
Non sorprende che questo approccio da “Grande Fratello” per guidare e controllare la nazione abbia suscitato le critiche delle organizzazioni per i diritti umani. Ad esempio, Human Rights Watch ha invitato il governo cinese a smettere di utilizzare l’analisi dei dati per tracciare e prevedere il comportamento dei cittadini. Il Lushan Policy Institute ha chiamato il sistema di credito sociale cinese “incubo orwelliano”, paragonandolo al celebre romanzo “1984”, e ha proposto di ribattezzarlo “sistema di controllo sociale”. Dopo tutto, ogni aspetto della vita dei cittadini cinesi sarà monitorato, analizzato e valutato e saranno inevitabili le conseguenze personali. Come si possono infatti giudicare miliardi di persone tramite cinque parametri standardizzati, senza tenere in conto le necessità di ogni singolo individuo? Come si può esprimere l’affidabilità di un essere umano attraverso un punteggio basato su un algoritmo che non prende in considerazione la psicologia e le emozioni? Quanti diritti verranno calpestati con la scusa di migliorare una società sempre meno libera di opporsi a tutto questo?
Intanto, sempre dalla Cina, è arrivata la conferma che gli agenti di polizia possono utilizzare degli occhiali dotati di riconoscimento facciale per accedere a tutti i dettagli sulla persona che stanno guardando, “rating” compreso.
Come rende noto tutto ciò il governo cinese? Con un bell’annuncio sul giornale, che recita a grandi lettere:
“La società del credito sta arrivando.
Sei pronto?
Qual è il tuo punteggio di credito?”.
Elisa Buglione-Ceresa