Seduta sulla poltroncina arancione dei ping pong, guardo senza molta attenzione le tante partite in corso. Urla di due persone. Mi affaccio e scorgo il giudice delle gare e il responsabile di un Convitto che si urlano contro, noncuranti di tutte le persone che stanno ferme immobili a guardarli. Nel frattempo vado a chiamare la “collega” Chiara Murgia. Scendiamo e chiediamo al giudice, dopo che le acque si sono calmate almeno un po’; ci risponde che è stata solo un’ incomprensione, che non è finita molto bene, però. Le cause sono state diverse: le regole non ben conosciute da parte del responsabile dei ragazzi, un’incomprensione nata per il gesso al braccio di uno dei partecipanti e il problema dell’illuminazione nel campo da gioco.
Ma questo è solo uno degli ultimi fraintendimenti nel corso delle Convittiadi. Negli ultimi giorni diversi sono stati i litigi a causa dello sport che, in questa occasione, dovrebbe essere fonte di unità tra i ragazzi di tutta Italia. Certe volte sembra che si dimentichi il motivo per cui, in questa settimana, la maggior parte dei Convitti italiani sono riuniti a Bardonecchia e che lo spirito dello sport venga, diciamo così, sostituito da quello del tifo. Forse inevitabile di fronte alla competizione, ma gli organizzatori ci hanno creduto in questa bella iniziativa, e i ragazzi che sono qui a partecipare ci credono tutt’ora; quindi sperando di non dover più assistere ad episodi spiacevoli e che con lo sport hanno poco a che fare, ci auguriamo che lo spirito olimpico che esiste in tutti noi continui a riempire gli ultimi momenti che rimangono da vivere qui.
Serena Zanirato