Quando gli aborigeni stavano “peggio”

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UluruPer aborigeni si intende quell’agglomerato di popolazioni autoctone che abitavano il territorio, considerato oggi come l’Australia, prima della colonizzazione da parte dei Britannici. Si ipotizza che gli aborigeni australiani abbiano iniziato a popolare l’Australia addirittura sessantamila anni fa, ma attraverso certi reperti archeologici è stato stimato che arrivarono solo quarantacinquemila anni or sono. I nativi australiani prima dell’arrivo degli Inglesi erano prevalentemente popoli di cacciatori, in possesso di valori spirituali basati sulla venerazione della terra e sulla fede nel “sogno”, inteso come il tempo/dimensione in cui fu creato il mondo come noi lo concepiamo (il cosiddetto “dreamtime”). Gli aborigeni vivevano quindi secondo precise ed efficienti “leggi” e pratiche che permettevano loro di coesistere con l’ambiente circostante prendendo solo il necessario al loro fabbisogno. Vivevano principalmente in tribù che ed erano nomadi, si muovevano se era necessario cercare risorse come cibo e acqua. Nel 1787 le undici navi che avevano lasciato la Gran Bretagna in cerca di un territorio da utilizzare come colonia penale, finalmente trovarono ciò che stavano cercando quando sbarcarono al “Sydney Cove”, successivamente si espansero in tutta la zona circostante. I primi anni di relazione tra i colonizzatori britannici e gli aborigeni furono da una parte un tentativo di assimilare i popoli nativi nella società britannica attraverso l’insegnamento dell’inglese e della cultura anglosassone, dall’altra gli aborigeni cercarono di evitare il contatto con i britannici, fino a quando il numero degli sbarchi non aumentò vertiginosamente tanto da renderlo inevitabile. Dopo il 1797 i Britannici iniziarono l’esplorazione e la civilizzazione di numerose altre parti dell’Australia. Questo aumento della popolazione dei coloni e il continuo arrivo di navi provenienti dall’Europa fu visto dagli aborigeni come un vera invasione della propria terra. La politica britannica ebbe un cambiamento radicale: si passò dal cercare di assimilare gli aborigeni a tenerli fuori dalla società. La relazioni tra le due popolazioni diventarono ostili solo quando gli aborigeni realizzarono che gli “invasori” avrebbero radicalmente disturbato e alterato il modo in cui vivevano. I britannici continuavano ad appropriarsi della loro terra, delle loro risorse naturali ed è a partire da questo periodo che iniziarono i primi attacchi ai coloni da parte dei nativi. Quando Macquarie diventò governatore del Nuovo Galles del Sud nel 1810 gli episodi di guerriglia tra le due fazioni, che prima erano rare e sporadiche, iniziarono ad aumentare. Macquarie riteneva che il modo migliore per trattare gli aborigeni fosse quello di civilizzarli rimpiazzando il loro stile di vita con quello europeo. Egli cercò di mandare i bambini aborigeni a scuola ma molti tornarono dalle loro tribù molto presto. Provò anche ad insegnare loro come coltivare la terra e tecniche per costruire. Tutti questi tentativi fallirono miseramente semplicemente perché gli aborigeni non volevano né diventare “contadini” né imparare a costruire case. Il fallimento del governatore portò alla creazione di numerose leggi per poter controllare e sottomettere gli aborigeni e che permettevano agli inglesi di sparare in caso di resistenza. La colonizzazione portò via territori alle popolazioni native, che si ritrovarono ad essere dipendenti dai coloni per poter ottenere cibo, acqua potabile e riparo. La loro quotidianità stava pian piano scomparendo sotto i loro occhi: molti aborigeni iniziarono a vivere intorno agli agglomerati urbani formati dai britannici, oppure iniziarono a lavorare come servi. Questo contribuì anche alla formazione di una specie di preconcetto nei confronti dei primi abitanti dell’Australia che adesso vengono considerati come inferiori ed incapaci di badare a sé stessi o alla proprio terra. La colonizzazione ebbe effetti devastanti sugli aborigeni. Ad esempio tra il 1788 ed i primi anni del XX secolo la popolazione aborigena si ridusse del 90%, passando da un numero stimato da esperti di 700,000 prima dell’invasione e arrivò al suo minimo nel 1900 quando diventarono circa 93,000. Questa incredibile diminuzione della popolazione nativa australiana è dovuta da principalmente 3 motivazioni: l’introduzione di nuove malattie portate dai colonizzatori, la perdita dei loro territori e la morte di un ingente numero di persone dovuto ai combattimenti per difendere le proprie terre. Oggigiorno gli aborigeni australiani vivono maggiormente in aree urbane, ma una certa parte della popolazione (25%) vive in regioni remote dell’Australia. Comunque, sia che vivano in città o in sperdute zone dell’Australia, gli aborigeni hanno problematiche sostanziali da risolvere. I problemi sono racchiusi principalmente in: un alto tasso di mortalità infantile, di un’aspettativa di vita ben al dì sotto del resto della popolazione di origine europea, un altissimo tasso di criminalità, di alcolismo, di disoccupazione e povertà, nonché di un basso livello di educazione che affliggono buona parte della popolazione aborigena.

Lorenzo De Francesco (4B)

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