Quando i piccoli umbertini crescono

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Cari amici, fedeli lettori della nostra rubrica, non posso nascondervi l’emozione dello scrivere il mio primo articolo destinato ad un eccelso giornale quale l’UMBERTIMES. Questo mese A TU PER TU ha riesumato i vecchi annuari, ed è andato a scovare Alessandro Fasaro, ex alunno, classe 1987, pronto a rispondere a qualche domandina su come sarà l’atteso post-liceo, ed in particolare il mondo universitario.

Vedremo come il futuro al di fuori dell’Umberto non sia tutto rose e fiori, e che, strano ma vero, crescendo all’Umberto primo siamo stati abituati ad un ambiente assai confortevole.

Dopo aver informato il mio intervistato dei recenti cambiamenti all’interno della scuola parto con l’interrogatorio, ispirata dalla mia musa giornalistica Carrie Bradshaw (“Sex and the City”).

 

 

Sappiamo tutti che l’Umberto I è una scuola un po’ diversa dalle altre, e magari quando ancora la frequentavi ti capitava di maledire l’orario pesante e le tante ore settimanali, ma ora che ne sei fuori vuoi dirci cosa ti ha lasciato e se torneresti indietro?

Di certo consiglierei questa scuola!! Ovviamente quando ancora la frequentavo erano molte le cose che avrei contestato, come le tantissime materie da studiare e l’orario così impegnativo. ma c’è da dire che quando uno ci è dentro non vede effettivamente tutti i lati positivi, che corrispondono per esempio alla grande convivialità, alle amicizie, ai rapporti stretti che si vengono a formare…

Questo significa che ora ti trovi in un ambiente ben diverso. In che modo si manifesta il salto di qualità tra liceo ed università?

Secondo la mia esperienza l’università è un ambiente del tutto anonimo, in cui non sei niente per nessuno. E’ vero, ci sono molte meno materie da studiare, per cui non c’è paragone con il carico di lavoro che è costantemente richiesto da una scuola come l’Umberto I. ma al di là di questo devo dire che una volta uscito dal liceo mi sono trovato di fronte a due grandi problemi nell’affrontare il mondo universitario: il primo è stato vivere nella convinzione che avrei trovato all’università l’esatta atmosfera che avevo lasciato all’Umberto, cioè tutti amici, tutti fratelli, ci vogliamo tanto bene, ma non si può pensare che nel mondo esterno si vada a ricreare un ambiente altrettanto fraterno. Il secondo problema è parzialmente legato al primo, nel senso che nella nostra scuola siamo stati abituati al lavoro in team. Se all’Umberto I si è cercato di creare un ambiente in cui il lavoro di squadra (lo studio, in questo caso) fosse un piacevole incentivo, all’università questo non succede, anzi, si ritorna ad una completa individualità.

Hai intrapreso un corso di studi scientifici, mentre verrebbe automatico collegare il nostro liceo ad una branca più umanistica. Come ti sei trovato? C’è qualche consiglio che vuoi dare  a chi, uscendo dall’Umberto I, vuole puntare a qualcosa di scientifico?

Mah, devo dire che in tutte le facoltà viene detto che non importa da quale liceo si provenga, perchè agli studenti saranno forniti corsi integrativi al programma casomai ci fossero lacune. in questi corsi si dovrebbe far attenzione al fatto che siano di base, ma nella realtà succede che in tutti questi si va ad una velocità folle perchè, chiaramente, si deve ripetere tutto il programma di un anno di liceo in qualche pomeriggio. Nel nostro specifico caso il programma di matematica e fisica è davvero avanzato per essere di un liceo classico, quindi in un campo scientifico ci si trova veramente avvantaggiati. C’è da dire che rispetto ai miei compagni provenienti da licei scientifici avevo di gran lunga meno dimestichezza e manualità nello svolgere esercizi un tantino più complessi. In conclusione posso dire che l’Umberto I dà una preparazione di certo non approfondita nelle materie scientifiche, ma tale per cui si possa senza dubbio andare avanti all’università senza troppe difficoltà.

Ora che sai delle novità che sono avvenute nella nostra scuola (il badge l’anno scorso, un computer ad ogni professore, le telecamere,…), da esterno quali sono le tue impressioni e cosa ti ha colpito di più?

Allora, io penso che nel 2009 sia più che giusto evolversi, quindi trovo grandiosa l’idea di fornire i professori di un piccolo computer per rendere l’archiviazione più snella. Per quanto riguarda le telecamere di cui hai parlato non credo di poter dare un giudizio, in quanto fior fiore di giuristi ancora scrivono del contrasto tra diritto alla privacy e diritto alla sicurezza. Chiaramente tutti vogliamo essere tutelati da eventuali furti nelle classi, ma capisco che possa non far piacere avere la propria immagine costantemente controllata da telecamere… 

Ed eccoci qui, cari Umbertini, a tu per tu con una scuola che ogni tanto ci fa arrabbiare (a chi non è scappata la parolaccia contro il PINGUINO  l’anno scorso?), che ci tiene “rinchiusi” per tante ore, e che gli esterni chiamano “il lager”. Ma anche una scuola per la quale fondiamo gruppi su facebook. Una scuola in cui conosciamo gli amici che frequentiamo nel (poco) tempo libero. Una scuola che ci fa sorridere quando gli altri ci dicono “ma tu stai lì fino alle seiii?”. La scuola che è un punto di ritrovo il sabato, quando ci sediamo ai tavolini del BAR, e…  Oh accidenti, non era esattamente mia intenzione farcire quest’articolo di cliché, ma ora che questo è già successo vi lascio con un interrogativo: chissà che non rimpiangeremo anche noi i cinque anni di “prigionia” al caro vecchio Umberto?

a cura di Annalisa Chiodetti (4C)

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