Quando la gogna è self-made

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Lontra volanteAh, De Girolamo! Povera piccina, oppressa dalla gogna mediatica che non le dà tregua nemmeno tra le domestiche mura. Costretta addirittura alle dimissioni!
Ciò che i suoi sostenitori forse dimenticano, è che la gogna è stata accuratamente costruita dalle sante manine della stessa De Girolamo; un’opera d’artigianato in vero legno-ignoranza, che solo un ministro italiano poteva produrre con tanta maestria.
Una gogna fatta di gaffe impagabili, che in un altro paese, in altri tempi, in altre circostanze potrebbero quantomeno far ridere, ma che oggi dimostrano solo come, una volta toccato il fondo, si può sempre cominciare a scavare.

“Il governo non mi ha difeso” proclama indignata. Il Governo, se è per questo, non ha nemmeno fatto trovare un pony sotto l’albero di Natale ad ogni bambina italiana sotto i dieci anni; forse perché il Governo ha già le sue belle difficoltà a realizzare il possibile, figuriamoci l’impossibile. Certo, la De Girolamo è una persona speranzosa, carica d’immaginazione e spirito d’inventiva: se crede che le lontre volino, deve aver creduto anche che Letta si sarebbe pronunciato a suo favore. Ma evidentemente il primo ministro ha avuto di meglio da fare che difendere l’indifendibile. Perché quando il ministro dell’Agricoltura, in un’intervista del 10 luglio sulla rivista di disinformazione “Chi”, riesce a dire, tra fieno e mucche, “Ragazzi, ma quanto è figo fare il contadino?”, ti viene il dubbio che forse la competenza in campo (e con campo, intendo campo!) non sia esattamente il suo forte. Braccia rubate all’agricoltura, non c’è che dire. Una visione georgica della vita? Forse, ma questa straordinaria donna in carriera preferisce citare modelli culturali più vicini all’Italia di oggi. Basta Virgilio, vecchio, già sentito: molto meglio il “Re Leone”, più intellegibile da tutti, da Nunzia in primo luogo.

Questi i vertici intellettuali che dovrebbero guidare il paese. Del resto, lei non ha mai avuto grossi problemi ad ammettere che non era esattamente in lizza per un Nobel: ” Cos’ho in mente di fare come ministro dell’Agricoltura? Beh, devo ancora studiare bene. Per ora mi godo la nomina…”. Beata lei, noi ci godiamo la crisi. Quantomeno ha avuto il buon gusto di negare la leggenda secondo la quale avrebbe fatto carriera mandando a Berlusconi un pupazzetto con dentro il proprio curriculum: “E’ totalmente inventato che io abbia consegnato il mio curriculum, a Silvio Berlusconi, all’interno di un orsacchiotto”. Ha ragione, la stampa ha mistificato: era un cagnolino di pezza e, comunque, dentro ci sarebbe stato solo il numero di telefono.

Normalmente, volendo porsi nel giusto, queste idiozie andrebbero combattute non con la cosiddetta “gogna mediatica” ma con un dignitoso oblio, perché le faccende da ricordare sono ben altre.
Normalmente, in un paese funzionante, queste figure dovrebbero essere comparse erronee e sporadiche, eliminate dalla scena politica grazie ad una selezione naturale, detta “elezioni”, che scremi i non idonei al governo.
Normalmente.
Ma in un Governo tenuto insieme col Bostik, il contentino a Berlusconi andava dato, e quindi ecco che ad occuparsi di uno dei settori più importanti per l’economia e per la sopravvivenza del paese troviamo la De Girolamo, una donna talmente informata sulla situazione italiana da non sapere nemmeno a larghe linee a quanto ammonti il debito pubblico: “Voi sapete che il debito pubblico ammonta a 2 miliardi … 2 milioni di … di … vabbè, ehm, 2mila miliardi di euro”.

Ma, del resto, a parte una serie di offese verbali, cosa rischia? Paradossalmente, il pericolo più grande l’ha corso quando, convinta che Travaglio fosse un grande sostenitore della TAV, ha chiesto il suo appoggio nella trasmissione di Santoro, in difesa dell’alta velocità. Ma a parte un’occhiataccia gelida, quest’ignoranza devastante non suscita altre reazioni da parte degli Italiani: la verità è che ci siamo abituati, dopo Romolo e Remolo non stupisce più niente. Se non si fosse dimessa, tra l’altro per questioni legali e non certo per aver riconosciuto la propria profonda e sconfinata incompetenza, avremmo tutt’oggi un ministro alle politiche agricole convinto che le lontre siano degli uccelli e che parlare dei problemi del Veneto sia da contadini (“Mo’ dall’Italia siamo passati a parlare del Veneto, altroché provinciali! Siamo proprio contadini!”).
Alla fine i vaneggiamenti berlusconiani, secondo i quali l’attuale classe politica viene selezionata dalla magistratura, si stanno rivelando fondati; verrebbe da aggiungere: meno male!

Eugenia Beccalli

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