Quando lo sport fa bene alla testa

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Da lunedì mattina i colori di circa 1800 tute rallegrano Bardonecchia, che domenica era grigia e triste, con le persiane chiuse e le strade vuote. Anche se spazzate da una pioggia a tratti sferzante, le vie della cittadina sono animate dalle voci degli atleti che si recano alle gare e che inneggiano alle loro squadre. Al ritorno in albergo, i vincitori commentano i gesti atletici più significativi dei loro compagni: “Professo’, ha visto che parate faceva!”

La soddisfazione nella voce dei ragazzi, la rassegnazione degli sconfitti, che comunque rivivono con compiacimento le migliori azioni di gioco, fanno riflettere sulla valenza educativa delle Convittiadi, di cui si è tanto parlato durante l’inaugurazione e su cui stiamo tanto scrivendo in questi giorni, ma che a volte corre il rischio di rimanere un discorso ideale. Noi, chiusi in classe a spiegare italiano, chimica, matematica, inglese, sempre pronti a lamentarci della lunga strada percorsa negli spostamenti fra la sala docenti e le aule e spinti a muoverci solo per accompagnare i ragazzi a teatro, a una mostra, non ci rendiamo abbastanza conto dell’importanza di queste iniziative, che inseriscono nel percorso scolastico l’impegno di chi già pratica attività sportive o che spingono allievi altrimenti sedentari a cimentarsi in qualche sport.

Anche questa è educazione: mirare al risultato (perché, diciamocelo pure, è meglio vincere che perdere) attraverso il gioco di squadra permette di capire che deve esistere una strategia conosciuta e condivisa da tutti, che ognuno ha un ruolo da rispettare, che gli individualismi alla lunga non premiano; mirare al risultato allenandosi con costanza insegna che nulla può essere ottenuto senza un impegno assiduo, perché il fiato si mantiene solo correndo con continuità, i muscoli si rafforzano solo se li si usa regolarmente, i passaggi riescono solo se i giocatori hanno provato tante volte.

Anche questa è educazione: invogliare i giovani a prendersi cura del proprio corpo per irrobustire la mente, per divertirsi, per stare meglio.

Vengono in mente le parole di Tristano, protagonista di una delle Operette morali di Leopardi, il Dialogo di Tristano e di un amico: “E il corpo è l’uomo; perché (lasciando tutto il resto) la magnanimità, il coraggio, le passioni, la potenza di fare, la potenza di godere, tutto ciò che fa nobile e viva la vita, dipende dal vigore del corpo, e senza quello non ha luogo”. E Tristano ricorda che “anticamente la debolezza del corpo fu ignominiosa, anche nei secoli più civili. Ma tra noi già da lunghissimo tempo l’educazione non si degna di pensare al corpo, cosa troppo bassa e abbietta: pensa allo spirito: e appunto volendo coltivare lo spirito, rovina il corpo: senza avvedersi che rovinando questo, rovina a vicenda anche lo spirito”.

La modernità di queste parole spinge a guardare con occhi diversi le Convittiadi, che non saranno più concepite come un semplice premio dato ai meritevoli, ma come un’attività didattica che potrà essere inserita nella programmazione del Consiglio di classe, un momento qualificante del percorso formativo degli allievi, anche di coloro che, pur avendo delle difficoltà nelle altre discipline, riescono a emergere in campo sportivo, mentre a volte sono esclusi dalla partecipazione a causa del loro scarso profitto.

 

Linda Soglia

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