Quattro chiacchiere con il Sindaco

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I nostri inviati con il Sindaco Chiamparino

I nostri inviati con il Sindaco Chiamparino

Mercoledì  17 febbraio, ore 9:20

Ufficio del Rettore.

Qualcuno ansioso, qualcuno apparentemente più sicuro, abbiamo atteso una ventina di minuti che il Sindaco arrivasse. Tra  ultimi “ripassi” e domande bisbigliate, al suono del tanto atteso “E’ arrivato!” siamo entrati definitivamente nella parte. Con una vigorosa stretta di mano è cominciato il nostro incontro. Una breve presentazione della scuola, caffè e pasticcini hanno dato il via alle nostre domande in un clima decisamente accogliente e amichevole.

                                                                                  

“Come mai ha deciso di intraprendere la carriera politica?”

Alla fine sono cose abbastanza casuali, le amicizie e il momento  aiutano molto. Mi ricordo che era il 1965, quindi avevo 17 anni e c’era il ventennale della resistenza; io abitavo a Moncalieri e li si faceva un cineforum per ricordare appunto questo evento e ricordo che c’era un gruppo di ragazzi che organizzava il tutto, io ero coinvolto in questa situazione e quindi ho cominciato a prender rapporti con loro, in più il clima era ricco di “partecipazione politica” e alla fine … da cosa nasce cosa. In realtà non c’è un giorno in cui uno dice voglio diventare Sindaco o voglio fare il politico,ma ti ci trovi dentro attraverso una serie di passaggi.

“Cosa non è ancora riuscito a fare e che reputa fondamentale per il futuro di Torino?”

Beh, innanzitutto avrei voluto completare rendendo più efficiente il sistema di trasporti pubblici cittadini; mi sarebbe piaciuto vedere in funzionamento la seconda linea metropolitana. Mi auguro comunque che chi mi “succederà” prosegua su questa strada. Un punto del mio programma politico su cui vorrò sicuramente lavorare è il funzionamento della macchina amministrativa. Molti dei servizi che eroga sono tuttora insufficienti e fattibili di miglioramento. Penso alla pulizia della città e alla piccola manutenzione. Di quest’ultimo aspetto mi reputo ormai un maniaco. Penso cioè che il problema della scarsa manutenzione non sia determinato dalla limitatezza delle risorse a disposizione quanto dovuto alla “disattenzione” da parte dell’apparato e di scarso senso civico da parte dei cittadini. Infatti per esempio sotto casa mia, in Piazza Vittorio ci sono tre bidoni dell’ immondizia. Sabato sera sono sceso per buttare la mia spazzatura e il primo bidone era stracolmo, con rifiuti appoggiati addirittura per terra, il secondo invece era vuoto a metà, mentre il terzo era praticamente vuoto e questo perché fare due metri in più costa troppa fatica! In questi anni è stato fatto molto, ma si può fare di più.

Come pensa che sia cambiata Torino nei suoi dieci anni di mandato?

Intanto faccio una premessa: i miei dieci anni di mandato non possono essere disgiunti da quelli precedenti. Non lo dico per falsa modestia, sono vent’anni che vanno visti in modo unitario, anche perché le città in generale sono cambiate molto da quando sono cambiate le leggi elettorali: fino al ’93, molti di voi forse non lo ricordano poco, il sindaco veniva eletto in Consiglio Comunale. A quell’epoca poteva quasi capitare di andare a dormire con un sindaco e svegliarsi con un altro! Questo dava molta incertezza, in più secondo la legge di allora tutto doveva essere sottoposto al Consiglio Comunale e tutto andava molto più a rilento. La legge ha cambiato molte cose nel ’93: ha dato al sindaco una responsabilità diretta nei confronti dei cittadini e stabilito che in consiglio comunale vadano solo cose come il piano regolatore, il bilancio. Il decennio dal 1993 al 2001 poi ha visto una collaborazione con il sindaco Castellani senza la quale sarebbe stato difficile realizzare tutto ciò che si è fatto negli anni successivi. Torino è riuscita ad essere meno incentrata attorno alla Fiat investendo in altri settori, sebbene anche la Fiat stessa sia migliorata rispetto alle previsioni. Il turismo, dovuto principalmente all’evento olimpico, è un esempio di apertura, sebbene non sostituisca l’industria. Le Olimpiadi sono andate bene: è stata inaugurata la linea 1 della metropolitana ed è stata realizzata la pedonalizzazione di alcune piazze del centro, nello stesso momento si è anche badato a sviluppare la cultura e la ricerca, ad esempio abbiamo riaperto Palazzo Madama, chiuso da diciotto anni e senza il quale Piazza Castello sarebbe stata  incompleta. Il Museo Egizio poi si è rinnovato soprattutto nella zona dedicata alle statue e il Comune ha anche promosso l’ampliamento del Politecnico. In conclusione Torino non dipende più dalla Fiat, ha cercato di recuperare la mancata modernizzazione puntando molto sui trasporti e sulla pedonalizzazione di alcune zone.

Quale sarà, secondo lei, il ruolo di noi giovani nel futuro e nei cambiamenti di Torino? E quali gli spazi a nostra disposizione?

Una domanda abbastanza difficile poiché solo pochi fattori dipendono realmente da noi e da me, in quanto amministratori. Ad esempio un fattore collaterale è la crisi che ha coinvolto tutto il mondo. Infatti, benché le opportunità lavorative dei giovani non dipendano completamente dalla situazione economica, un’economia in crescita sicuramente favorisce l’inserimento e la valorizzazione dei giovani nel mondo del lavoro. Detto ciò, io credo che Torino, intesa non solo come città ma anche come area, offra diversi spazi in vari campi ai giovani che vogliono e possono studiare poiché una base formativa è l’essenziale in qualunque carriera. In  fin dei conti, dipende solo e soltanto da voi. Dipende dalla vostra voglia, dal vostro impegno, dal vostro grado di studi, ma soprattutto dalla vostra dedizione. Perché le opportunità ci saranno sempre, bisogna essere bravi e caparbi a catturarle.

Cosa pensa di fare una volta terminato il mandato?

«Mah, non so. Non mi pongo il problema perché – tornando alla vostra domanda iniziale – credo che in politica non ci debba essere una programmazione, perché se uno programma poi non rispetta ciò che si era prefissato, accade sempre qualcosa che cambia lo scenario, non conviene né serve programmare. Io avrò sessantadue anni compiuti il prossimo anno, è un’età a cui si può già andare in pensione: io lo potrei fare tranquillamente in ottobre 2011. Diciamo che avendo fatto per dieci anni il sindaco di una città come Torino si ha l’esperienza per fare quasi qualsiasi cosa, sia nel campo politico che in quello economico. Perciò si vedrà, cosa volete che vi dica. Ora, voi magari avete letto una mia dichiarazione di qualche tempo fa e scherzate sull’andare a tartufi, ma venti giorni fa ho ricevuto una busta in cui fortunatamente non c’era nessun proiettile, ma una foto di me e mio cugino a dodici anni con il cane da tartufi! Ce l’aveva fatta una ragazza della nostra età, che ora vive qui a Torino, e avendo letto qualcosa sui giornali me l’ha mandata. Ora ce l’ho incorniciata sulla scrivania e a chi chiede faccio vedere che è tutto vero!»

Maria Basso (3F), Brando Ceratto (5A), Chiara Murgia (1C), Bianca Viano (3B)

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