Venerdì 12 Ottobre, Torino. In mattinata si è svolto un corteo studentesco contro il governo 5stelle-Lega. La nostra è una delle oltre 30 città italiane che hanno preso parte alla protesta, ma, caso vuole, che gli studenti torinesi abbiano avuto una grande attenzione mediatica, fino a trovare spazio sui TG Nazionali. Il corteo è iniziato da Piazza Arbarello, fino ad arrivare in Piazza Castello, passando sotto la sede del Ufficio Scolastico Regionale in Corso Vittorio, dove è stata data alle fiamme una videocamera di cartone su una base di mattoni (primo gesto discutibile) per contestare la nuova normativa riguardante i futuri strumenti per il controllo della sicurezza nelle scuole. Gli studenti sembrano però avere le idee chiare: “i mattoni sono quelli che rischiano di caderci in testa tutti i giorni.” – spiegano – “le telecamere sono quelle che vogliono mettere in ogni scuola per controllarci”. Ma è in Piazza Castello che si è consumato l’atto più estremo: due manichini con i volti di Di Maio e Salvini sono stati bruciati. Un evidente provocazione tesa a non riconoscere l’autorità politica dei due leader. Un gesto a dir poco curioso. Pura follia? Pseudo-terrorismo? Di sicuro qualcosa di più profondo c’è. A mente lucida l’azione andrebbe condannata, come è stato, ma forse anche compresa.
Nel celebre film V per Vendetta, il protagonista V dichiara che: ”I popoli non dovrebbero avere paura dei propri governi, sono i governi che dovrebbero aver paura dei popoli”. L’azione degli studenti forse ha suscitato del timore nei governanti, infatti le reazioni dei due chiamati in causa non si sono fatte attendere: qualche martellante slogan casuale, un po’ di vittimismo e qualche polemica gratuita. Non si va mai, però, oltre al gesto in sé. Non ci si accorge che forse la reazione dei ragazzi è dovuta alla goccia che ha fatto traboccare il vaso? Gli studenti si sentono violati in un luogo che è come una seconda casa, dove bisogna sentirsi al sicuro senza telecamere. È chiaro il tentativo di spostare l’attenzione su temi meno scomodi e sicuramente più adatti a una facile propaganda. Se da un lato è ovvio che l’uso di sostanze stupefacenti a scuola sia un problema da non sottovalutare, dall’altro pensare di risolverlo con una telecamera può attirare voti ma fa passare in secondo piano problemi ben più seri che vive la scuola, e da ben prima che qualche spinello finisse in prima pagina. Edifici talvolta fatiscenti, normative di sicurezza non sempre rispettate, classi sovraffollate, docenti demotivati, riscaldamento non funzionante: non sono forse questi i problemi a cui dare priorità assoluta?
Quando poi si sentono i commenti di chi, legittimamente, difende le vittime del falò messo in scena in Piazza Castello sostenendo che gli studenti scesi in piazza a manifestare si siano trovati lì solo per marinare la scuola, o quando si sente un vice premier limitarsi a commentare con il solito “comunisti”, sinceramente si rimane ancor più delusi. È così difficile veder solo studenti stufi di non essere ascoltati, al di là di qualsiasi colore politico? Studenti che non si sentono rappresentati da questo governo, come dai precedenti, a cui non rimane che rappresentarsi da sé?
Fabio Cannizzo