Quanto può essere difficile scrivere una delle più innovative teorie fisiche della storia, che ha totalmente rivoluzionato la concezione umana dello spazio e del tempo, dell’universo e del suo funzionamento, continuando ad insegnarci cose ancora cent’anni dopo la sua pubblicazione? Beh, a quanto pare parecchio, visto che una delle più grandi e rivoluzionarie menti della fisica e della storia ha dovuto lavorare ben dieci anni, dal 1905 (pubblicazione della toria della Relatività Ristretta) al 1915 (pubblicazione della teoria della Relatività Generale, più precisamente il 25 novembre), per sviluppare la complessa matematica necessaria a descrivere il frunzionamento dell’attrazione gravitazionale. Perché quello era il problema. Dopo la soluzione del conflitto tra le equazioni di Maxwell dell’elettromagnetismo e la meccanica classica (molto semplificato il conflitto era: secondo le leggi della relatività galileiana, per due osservatori in sistemi inerziali differenti due fenomeni possono essere descritti ugualmente solo applicando una serie di trasformazioni. Facile no? Beh, il problema è che con le equazioni di Maxwell non si può fare. Eh già.) con la teoria della Relatività Ristretta, restava ancora un problema. Difatti, sin da quando era stata ideata, la teoria classica della meccanica newtoniana non era sta in grado di trovare una giustificazione per il fenomeno della gravità (giusto una cosina da poco), e questo era, a grandi linee, il problema che Einstein risolse nel 1915 con la teoria della Relatività Generale. Una teoria estremamente rivoluzionaria, così rivoluzionaria che Einstein stesso apportò delle modifiche alla sua formulazione originaria tentando di limitarla in qualche modo, per ottenere un risultato che fosse più congeniale alle sue convinzioni (salvo poi pentirsene, nonostante quella modifica sia tuttora estremamente utile), ed ebbe molti problemi ad accettare alcune implicazioni della sua teoria, soprattutto in relazione all’allora neonata meccanica quantistica. La Relatività Generale è anche una teoria di incredibile bellezza, poiché Einstein è riuscito a descrivere la struttura ed il comportamento dell’universo e della gravità con una singola equazione, elegante ed estremamente semplice (ovviamente senza prendere in esame la complessa matematica retrostante), ma che racchiude la nostra comprensione dell’estremamente grande, del fluire e del comportarsi del tempo, e riassume e rivoluziona la fisica fino ad allora. Sulla relatività si basano diversi sistemi moderni, come ad esempio il GPS, che senza le correzioni relativistiche sbaglierebbe di diverse centinaia di metri, e tutt’oggi la teoria di Einstein è in grado di spiegare eventi ed insegnarci cose che altrimenti non saremmo in grado di conoscere, e ancora ci apre possibilità per ampliarla, ampliando così la nostra conoscenza dell’universo.
Certo, la teoria è incredibile, è grande, forse più grande del suo stesso ideatore, ma parlarne senza parlare di Einstein non renderebbe giustizia a nessuno dei due. Senza stare a fare una noiosa biografia, mi piacerebbe lasciare un’immagine della mente dietro quest’idea rivoluzionaria: come prima anticipato, Einstein ebbe sempre problemi ad accettare il conflitto tra la sua teoria e la meccanica quantistica e, non contento di avere avuto tre idee rivoluzionarie nella sua vita, si dedicò fino, letteralmente, alla sua morte, a risolvere un problema che ancora occupa le migliori menti della fisica dei giorni nostri. Sulla lavagna del suo studio, infatti, il giorno della sua morte, trovarono l’ennesimo tentativo di rivoluzionare la fisica.
Davide Costa (1H)