Relazione: Guatemala vivió los años 80

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Conferenza di Martedì 20 Aprile 2010, “Guatemala vivió los años 80”, tenutasi presso il Convitto Nazionale “Umberto I” in occasione della “Primera semana de español en Turín”.

 

Relatore: Prof. Piero Padovani, del Comitato Guatemala

 

Introduzione sul Guatemala

Paese dell’America Centrale e luogo di transito della droga diretta verso il Nord America, il Guatemala ha una popolazione di 5.500.000 persone (1985). Il 75 – 80% di loro è di origine maya mentre il restante 20%, i ladinos, è discendente dai conquistadores spagnoli e frutto di unioni fra differenti gruppi etnici.

Ci sono circa 13/14 famiglie che possiedono l’80% della terra; gli indigeni lavorano “de sol a sol” o possiedono piccolissimi appezzamenti di terreno.

 

La guerra interna

Dal 1980 al 1985 il Paese è stato dilaniato da una guerra interna devastante, che ha visto le forze dell’esercito regolare contrapposte alla guerriglia.

Questa guerra è stata l’occasione che la classe dirigente ha colto per liberarsi di 300.000 persone “scomode”; mezzo del vero e proprio genocidio sono stati i militari, che appoggiano la popolazione abbiente.

Durante la guerra interna era vietato, per una questione economica, ai militari l’uso di munizioni per l’uccisione di bambini con meno di quattro anni; questo provvedimento è scritto nel regolamento dell’esercito. I morti sono stati 250.000, 50.000 i desaparecidos, gli scomparsi che, prelevati dai militari, non hanno fatto ritorno a casa.

 

Collegamento alla cultura maya: Il culto dei morti

Nella cultura maya il morto non abbandona la famiglia; la gente parla ai defunti e cucina e apparecchia per loro. Non sapere più nulla di un caro desaparecido è quindi una delle peggiori cose che possano succedere ad una famiglia maya.

L’esercito ha raso al suolo più di 402 aldeas, che sono state cancellate dalle carte geografiche, in quanto erano ritenute punti d’appoggio della guerriglia. La terra dei campesinos trucidati e dei sopravvissuti che sono fuggiti sulle montagne è entrata a far parte dei grandi latifondi.

 

Collegamento alla cultura maya: La divisione della terra

E’ molto facile per i latifondisti entrare in possesso delle terre dei contadini; infatti in Guatemala non esistono contratti o mappe catastali che ufficializzino il possesso di un terreno. Per i Maya l’ereditarietà di un possedimento è una cosa naturale e per loro tentare di suddividere la terra, la Madre Terra, è come voler erigere steccati in cielo.

 

Dopo la guerra interna

In Guatemala vige tuttora la totale impunità per i militari. Nel 1995 si è cercato di fare chiarezza sui 667 massacri subíti dalla popolazione, il 93% dei quali è risultato essere opera delle forze dell’ordine, che hanno negato tutto.

Nello stesso anno è stato il pubblicato il documento “Guatemala nunca mas”, una raccolta di testimonianze di quattro volumi che denunciava le atrocità subite dalla gente. Il vescovo monsignor Gerardi, che ha presentato ufficialmente l’opera, è stato massacrato con numerose sassate alla testa come per ribadire il divieto di pensiero che pare vigere in Guatemala. Monsignor Gerardi è diventato un santo locale così come Monsignor Romero.

 

Il CUC

Il CUC ( Comitado de Unidad Campesina ) è una cooperativa che nasce nel 1972 dall’iniziativa di quarantacinque campesinos che decidono di unirsi per produrre più cibo per tutti . Nel 1976 la cooperativa ha già diverse filiali e 8.500 iscritti; di questi, 5.000 si perderanno a partire dal 1978, anno in cui i militari sequestreranno il coordinatore della cooperativa e sua moglie.

 

Esperienza personale di Piero Padovani

Piero Padovani, che ha ospitato l’indigeno Nicolás per un certo periodo qui a Torino, ha visto in molti suoi gesti l’abitudine alla vita in fuga e una paura dei militari – del tutto giustificata – comune a tutte quelle popolazioni che hanno vissuto un conflitto.

Inoltre Piero Padovani ha coltivato un rapporto personale con Rigoberta Menchú Tum, Premio Nobel per la Pace 1992 e candidata alla Presidenza del Guatemala nonché autrice del libro autobiografico “Mi chiamo Rigoberta Menchú”.

Tramite il Comitato Guatemala è stato possibile creare un gemellaggio tra Torino e Quetzaltenango, che è stata la prima città guatemalteca con un sindaco indigeno.

 

Chiara Murgia (1C)

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