Da più di un secolo l’orgoglioso popolo Saharawi non può realizzare il proprio diritto all’autodeterminazione. Infatti, in quest’area dell’Africa Nord-occidentale si è vissuta un lungo periodo di colonialismo seguito da anni di occupazione da parte di stati africani che vogliono controllare questa terra ricca di faune e di flora e per nulla desertica, anche se è comunemente chiamata “Sahara spagnolo”.
Le sofferenze del popolo Saharawi, composto da quaranta tribù nomadi, inizia nel lontano 1894, quando il trattato di Berlino fissa i confini tra la colonia spagnola del Sahara occidentale e le colonie del Marocco e della Mauritania. Nel 1973, dopo quasi un secolo di colonialismo, nasce il Fronte Polisario, che combatte per l’indipendenza del popolo Saharawi, i cui diritti sono riconosciuti dall’ONU nel 1975. Nonostante ciò, il territorio del Sahara occidentale viene ceduto nel medesimo anno dalla Spagna al Marocco e alla Mauritania, che se lo spartiscono. Il Fronte Polisario resiste all’invasione,ma la popolazione civile rischia il genocidio e si sposta verso il deserto algerino. Il Marocco organizza la cosiddetta Marcia Verde per trasferire coloni marocchini in quel territorio . La condanna dell’ONU non serve a cambiare la situazione . Nel 1976 viene proclamata la RADS (Repubblica araba Saharawi democratica), che sarà riconosciuta da 78 paesi. Quando, nel 1978 la Mauritania rinuncia ai territori che ha occupato, essi vengono invasi dal Marocco. Negli ultimi trent’anni, la situazione del Sahara occidentale rimane drammaticamente irrisolta: nonostante le prese di posizione dell’ONU e del parlamento europeo, rimane la situazione di conflitto tra Marocco e il Fronte Polisario che controlla circa il 20% del territorio. Il piano di pace prevede un referendum fra la popolazione che dopo tanti anni non si è ancora effettuata.
Intanto il Marocco ha continuato a organizzare il trasferimento di molti migliaia di coloni marocchini ( 155000 solo nel 1981 ) per controllare il territorio e mettere in minoranza il popolo Saharawi.
Purtroppo questo popolo, che ha combattuto una lunghissima guerra di liberazione ed è stato costretto a ritirarsi dalle sue terre, è stato in gran parte dimenticato perché alle dichiarazioni di principio non sono stati seguiti fatti concreti dagli stati occidentali. I Saharawi, che secondo l’ultimo censimento del 2000 sono circa 84000, sono vittime di una decolonizzazione che si è risolta in violenza e conflitto. Fortunatamente, ci sono associazioni che aiutano questi profughi abbandonati dalle grandi potenze. E’ una missione di giustizia e di umanità.
Elena Blazina (1C)