La lista diventa sempre più lunga: i morti e i feriti sono più numerosi e le città colpite aumentano quasi di mese in mese. Londra è stata solo l’ultimo bersaglio del terrorismo islamico. Dopo Parigi, Bruxelles e Nizza la storia sembra ripetersi. Il 22 marzo è una data simbolica, la stessa dell’attentato a Bruxelles avvenuto solo un anno fa. Un’auto lanciata a tutta velocità contro la folla, come a Nizza. L’agente Keith Palmer accoltellato, come successo ai poliziotti di Magnanville, poco lontano da Parigi. La modalità degli attentati sembra la stessa, nonostante i colpevoli siano diversi.
Questa volta è successo ad un gruppo di turisti, proprio sotto al Big Ben, in una delle zone più centrali della città, davanti al Parlamento inglese. Cinque morti il bilancio delle vittime: l’attentatore, l’agente accoltellato, una professoressa spagnola, un turista americano e un pensionato londinese. I feriti sono quaranta, tra cui una donna, sbalzata nel Tamigi e recuperata in condizioni molto gravi. A detta di Pauline Cranmer, direttrice delle operazioni di soccorso, dodici i feriti gravi e otto quelli meno gravi, tra cui due italiane. Nessuna delle due, fortunatamente, è in pericolo di vita.
Presto svelata l’identità del killer, un britannico: si tratta di Khalid Masood, 52 anni, nato nel Kent, già noto alle forze dell’ordine.
Le prime ipotesi riguardanti la sua identità, diffuse da media come Channel 4 e The Indipendent, sono state smentite, dunque. I sospetti si erano concentrati su Trevor Brooks, conosciuto come Abu Izzadeen; l’uomo era stato portavoce dell’estremismo islamico in Gran Bretagna ed era considerato un “predicatore d’odio” già dal 2006. Tuttavia era solo un equivoco, nato dalla somiglianza fra Brooks e l’attentatore.
Khalid Masood, vestito di nero, alle due e mezza del pomeriggio si mette alla guida una Hyundai grigia. L’auto accelera, raggiunge gli 80 chilometri all’ora e sale sul marciapiede lungo il ponte di Westminster, proprio di fronte al parlamento dove Theresa May, primo ministro, sta partecipando a una seduta. La macchina finisce la sua corsa schiantandosi contro i cancelli del Parlamento. L’agente Palmer cerca di fermare il killer, ma non ci riesce: pugnalato dall’attentatore, si accascia a terra. Mentre ancora accanto al suo corpo, il carnefice viene colpito dai proiettili di altri poliziotti; morirà poco dopo in ospedale.
«Abbiamo sentito degli spari e ci siamo buttati a terra. È stata una scena surreale». Sono le parole del testimone David Davis, segretario di Stato. Theresa May è subito stata portata in salvo nella sua residenza di Downing Street, trasformata ormai in una specie di bunker; anche la regina è stata subito messa al sicuro in un Buckingham Palace blindato.
Si è subito pensato ad un attacco terroristico, ma non ci sono state rivendicazioni nell’immediato, solo esultanze sui siti jihadisti. Le modalità dell’operazione, tuttavia – un’auto contro la folla e l’assalto all’arma bianca da parte del killer – hanno suggerito agli agenti la pista dell’assassinio «ispirato alla propaganda dell’Isis». Ad ogni modo, la successiva rivendicazione dello Stato Islamico ha infine escluso l’ipotesi del “lupo solitario”.
Donald Trump ha telefonato a Theresa May offrendole assistenza da parte degli USA; lo stesso hanno fatto i leader degli stati europei. Paolo Gentiloni, premier italiano, ha affermato che l’Italia è vicina al popolo e al governo britannico. Come detto dal presidente Hollande, che durante il suo mandato ha dovuto affrontare gli attacchi a Charlie Hebdo e al Bataclan, «il terrorismo ci riguarda tutti».
Isabella Scotti