Scintille

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Laura Curino“Ricordate le mie figlie. Si chiamavano Maltese Lucia, di anni venti, e Maltese Rosa, di anni quattordici. Non dimenticatele, come pure ho fatto io, che ero la loro madre.”
Con queste parole lapidarie della Caterina si spegne il racconto dell’incendio alla Triangle Waistshirt Company del 25 marzo 1911. La Caterina, interpretata dall’attrice Laura Curino, è rimasta sul palco per più di un’ora, raccontando e rassettando la scenografia essenziale. Attorno a tre strutture di macchine da cucire a pedali si affollano le masserizie di una delle molte famiglie contadine che all’inizio del ventesimo secolo abbandonarono l’Italia per gli States e l’aratro per la catena di montaggio. La Caterina aveva due figlie – quel diavolo della Lucia e la Rosa, poveretta. Le ha perse nel tentativo di sfuggire al grande rogo dell’Ottavo, Nono e Decimo piano del grattacielo della factory. A quello stesso rogo centoquarantasei operaie non sono scampate: quando finalmente la porta si apre le scale crollano sotto il peso delle ragazze, il montacarichi cede e la scelta è tra le fiamme e il salto nel vuoto – volare per cento metri giù fino al marciapiede. Quel diavolo della Lucia e la Rosa, poveretta, salgono sul cornicione. Si tengono per mano e per un attimo è come al cinematografo quando tutti guardano l’attore che cammina in bilico e poi arriva. La Rosa, che di stoffe se ne intende, capisce che il telone che i pompieri hanno teso non reggerà il peso dei loro corpi in caduta libera. Hanno un ultimo momento per chiedere scusa delle rivalità di sorelle e saltano. Due tonfi. Morte.
Quel diavolo della Lucia, lei sì che ci voleva venire all’America. Appena entrata in quella factory, è diventata subito amica della Dora, quella svergognata, quella russa ebrea. La Dora è quella che è stata picchiata dalla polizia durante l’ultimo sciopero: dall’essere sua amica al frequentare i sindacati il passo è breve. Il licenziamento scatta automaticamente: per il boss tutto è legittimo, persino battere il marciapiede, ma non andare il venerdì sera alla Cooper Union. La Lucia con quel suo caratteraccio perde la testa e punta le forbici alla gola del boss, l’amico della Rosa, poveretta. La Caterina riesce a calmarla, e lei con le lacrime agli occhi scaglia le forbici. Si rompe una lampada a gas, e le scintille accendono l’intero stanzone.
Sono le sedici e quaranta minuti di sabato 25 marzo 2011. Seicento operaie della Triangle Waistshirt Company attendono che il boss distribuisca loro le paghe settimanali. Sono quasi tutte donne giovanissime, quasi nessuna parla l’inglese, sono nate e cresciute in Italia e nell’Europa dell’Est. Quante di loro frequentavano segretamente sindacati come la Cooper Union lottavano per ottenere uscite di sicurezza e scale antincendio nelle fabbriche dove lavoravano.

Chiara Murgia (5C)

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