Scoprire i difetti di un sogno

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Shanghai-2012Da piccola mi vedevo camminare sulle colline, in mezzo a capanne, con uomini seduti davanti ad esse con il volto coperto da un buffo cappello di paglia. Mi vedevo indossare abiti vellutati che scivolavano sul mio corpo e fermagli floreali che mi raccoglievano i capelli in raffinate pettinature. Vedevo i miei piedi nudi toccare la terra e giocare con la sabbia. Per me era questa la Cina, un paradiso naturale, tranquillo e semplice. Forse influenzata da Mulan, o forse in cerca di serenità, immaginavo un posto che mi avrebbe fatto sentire libera. Mantenni la convinzione di una Cina meravigliosa fino a quando non condivisi questa idea con la mia famiglia che giustamente mi mise davanti alla divergenza tra sogno e realtà.

Palazzi. Caos. Sottomissione.

Senza parole.

Io e la Cina … agli opposti.

Svanì così la mia mania per la Cina fino a quando, per caso, venni a conoscenza di un liceo scientifico in cui avrei potuto studiare il cinese. L’idea mi incuriosì tanto da convincermi e, senza esitazioni, ad iscrivermi a quella scuola! Il progetto di lingua cinese comprendeva uno stage di tre settimane a Shanghai. Mi tornò così quel pensiero infantile e l’ossessione di visitare quei luoghi. L’idea di poter conoscere quella realtà diversa che in passato aveva suscitato dispiacere, mi regalò il sorriso.

Abbiamo viaggiato, osservato, mangiato, dormito, studiato: dal sedile di un aereo al letto di un hotel, dalle scale di un hotel alle scale di una scuola, dai banchi di una scuola ai banchi di una mensa… Continui spostamenti all’interno di un campus delle dimensioni di una nostra città! Era tutto così organizzato che per i primi tempi è sembrata un gita qualunque, non abbiamo sentito neanche per un attimo il bisogno di fermarci ad osservare. Forse è stata proprio la velocità di ogni cosa, la completa organizzazione delle giornate, il vivere all’interno del campus in un hotel che molti cinesi possono solo sognare a farci rimanere senza fiato  nel vivere al di fuori di quelle mura, nel vivere la Cina. Non eravamo abbastanza preparati.

Osservare la Vita provoca sensazioni al di fuori del nostro controllo mentale, sensazioni profonde che, si può dire che vengono dall’anima. Ho visto gli occhi della gente nell’osservarci. Occhi stupiti. La nostra risposta a quegli sguardi era pura incomprensione. Sembrava tutto così ridicolo! Perché mai i cinesi avrebbero dovuto scattarci foto in continuazione, a volte anche nascondendosi?! Non siamo persone famose, non siamo extraterrestri. Eppure abbiamo fatto uno strano effetto a questo popolo. Shanghai-2012Ci hanno fatto sentire importanti e questo ha portato molte riflessioni: ci ricordava che non eravamo diventati importanti solo per un attimo, solo per loro, ma lo siamo sempre, tutti! Hanno suscitato in noi autostima, felicità e gratitudine per la vita che abbiamo. Una vita che, per quanto possa sembrarci difficile e ingiusta, è eccezionale. Non manca di meraviglie.

Non si può raccontare la Cina senza conoscerla e, per conoscere ciò che è veramente, bisogna osservarla, non leggerla. Bisogna ricercarla, amarla, viverla. Non si possono raccontare le maree di persone che percorrono strettissime vie con piccolissimi negozi. Non si può raccontare la serenità di chi, in mezzo ad una strada, suona ad occhi chiusi sognando una felicità che pochi riescono a trovare: quelli che la cercano veramente!

Sono molti gli sguardi incontrati che si perdono nelle immense distese di questa terra. La vegetazione è la salvezza, i numerosi parchi riuniscono la pace di un caos immenso, i fiumi ricordano la vita, che è un passaggio in posti sempre diversi ma che prima o poi torna alle sue origini guardando il suo percorso e sorridendo nel ricordarlo. È la cultura di questo popolo che lo rende così affascinante, che ne nasconde le miserie e le oscurità. Una cultura che invita a ricercare in se stessi le risposte alle nostre domande, una cultura delicata, soffice. Il taiqi, il rito del tè, i nodi, la calligrafia: tutte arti che richiedono pazienza, che obbligano a fermarsi, a rilassarsi e cercare una pace interiore per poter affrontare ogni aspetto della vita che ci attende.

Ho osservato al di là delle meraviglie del campus e ho trovato ciò che avrei voluto non trovare mai. Un popolo povero, disperato … immenso. Non c’è spazio per pensare, non c’è spazio per guardare. Nell’immensità in cui siamo andati si hanno due possibilità: sofferenza o superficialità. Si può osservare, ricercare ed accettare la realtà di quel popolo sentendo una sofferenza inspiegabile. Oppure si può stare alla larga dalla realtà e vedere nell’insieme una potenza che sta emergendo in tutto il mondo, una potenza economica imponente.

Ho rifiutato di sorvolare la realtà, principalmente per curiosità. Sono contenta. Ho visto quello che era un punto interrogativo rispetto al sogno che avevo della Cina. È un paese da aiutare, un paese ricco che cammina nella povertà. È un esperienza difficile da fare ma fortunatamente siamo stati una classe e lo stare insieme, l’avere qualcuno accanto che fa parte del tuo mondo è stata un’ancora di salvezza che ci ha tenuti un po’ distaccati dalla vita del luogo.

Un’esperienza fantastica e da rifare più di una volta per vivere ancora e sempre un po’ di più la Cina, gradualmente … E non ci sarà un ultimo viaggio in questo paese perché non si imparerà mai a conoscerlo del tutto, avrà sempre qualcosa che ci incuriosirà e ci sarà sempre qualcosa che ci spingerà a tornare.

 

Elena Cuatto (2H)

 

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