Scuola show

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Il 21 settembre del 2010 i palcoscenici di Napoli, Roma e Torino si sono alternati per dare il benvenuto oltre che al nuovo anno scolastico alle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia. Gettando uno sguardo nel passato sembra quasi strano pensare che alunni come noi, nell’inverno del 1860, ignari di quel che sarebbe successo di lì a poco, si siano riseduti sui banchi di scuola dopo i soliti svaghi estivi. Ma tra i profumi della reggia di Venaria la cerimonia inaugurale è iniziata proprio così: menzionando coloro che, immersi a studiare ed indagare sul passato, venivano travolti e sommersi da una nuova storia. Una nuova storia ormai antica, sulla quale ora noi, seduti dietro ai nostri banchi, indaghiamo, studiando e ricordando. In seguito, dal discorso del ministro dell’istruzione si è passati a quello del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in collegamento con Roma. Da qui altri eventi si sono susseguiti uno dopo l’altro ricucendo man mano le regioni italiane e la loro storia, passando dalle canzoni di Irene Grandi ad esperimenti scientifici curati da bambini della scuola elementare. A Torino la giornata si è conclusa con l’arrivo di Chiellini e con la premiazione dei cinque meritevoli ragazzi usciti dalla maturità con la lode. Magari una volta non sarebbe stato indispensabile investire i soldi degli italiani su cerimonie televisive di questo genere, ma da quando la vita si è trasformata in una soap opera, per trasmettere un po’ di sapere diventa sempre più necessario filtrarlo attraverso gli schermi televisivi. La storia è maestra di vita e lo dimostra il fatto che noi spesso continuiamo a ricommettere gli stessi errori passati per ignoranza, non avendo l’esperienza che viene dalla conoscenza. In un periodo nel quale non si ha più il senso dello Stato, ma è solamente lo Stato a far senso, non sarebbe male ripercorrere con la memoria i primi momenti della nostra unità. Gli Italiani pensano di essere cinici, ma hanno un bisogno disperato di credere in qualcuno, purché ovviamente indossi le insegne esteriori del successo, le uniche di cui si fidino. Avendo smarrito i veri strumenti di riconoscimento, quali l’istinto e la capacità di ascoltare con attenzione chi gli sta di fronte, non sarebbe veramente male pensare un po’ di più al nostro passato, soffermandoci per esempio su Cavour. Se ora fosse vivo tutti gli chiederebbero autografi e foto, magari sarebbero le sue idee e i suoi discorsi ad essere trasmessi dopo “Beautiful”.

“Fatta l’Italia bisogna fare gli Italiani”.

Maria Basso (4 F)

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