Parlare proprio oggi di PCTO sembrerebbe quasi una provocazione, vista l’aria che tira. Eppure, e fortunatamente, c’è anche qualcosa che funziona e di cui ci fa piacere parlare. Quella che un tempo si chiamava alternanza scuola-lavoro rappresenta un momento che incuriosisce e terrorizza gli studenti che devono cominciare a provarla e coloro che l’hanno già sperimentata.
Gli ultimi anni, segnati da una devastante pandemia, hanno rallentato o fermato molte attività, progetti, esperienze, ma l’inizio del 2022 ha segnato un momento di ripartenza per l’Italia e, nel nostro piccolo, per la nostra scuola. Le classi terze, in particolare, quelle che hanno cominciato quest’anno il PCTO, stanno sperimentando diverse attività tra cui una vera e propria esperienza lavorativa in ambienti come l’Archivio di Stato, il Museo Egizio, il MUSLI, oppure sono impegnati in progetti come “Bullismo e Cyberbullismo” o il “Sereno Regis”, o addirittura sono protagonisti di un’autentica simulazione di una start-up.
In questi giorni, in particolare, la III S dell’indirizzo Economico Sociale è stata divisa in tre gruppi di lavoro nei quali è cominciata una simulazione di veri e propri ambienti imprenditoriali che durerà anche il prossimo anno. L’idea sulla quale si è cominciato a lavorare è quella di realizzare la PrisonBag: una borsa ecologica con caratteristiche tali da renderla originale e unica. L’idea è quella del gruppo-star-up Second Chance: creare una borsa composta solo da tessuti di seconda mano, da vendere nei super e minimarket, o nei negozi per poter sostituire le comuni shopper di plastica. I vestiti e i tessuti usati, infatti, rappresentano una grande fonte d’inquinamento ormai e lo sviluppo della Fast Fashion, in più, che non prevede un uso prolungato dei capi d’abbigliamento, incrementa il numero e il volume di rifiuti di intere discariche, talvolta occupate esclusivamente da indumenti buttati via. Anche nel nostro piccolo, sovente, siamo circondati da abiti inutilizzati, stipati nell’armadio o in uno scatolone in cantina.
La collaborazione di alcune associazioni ha permesso così al gruppo di studenti di cooperare con il Carcere di Torino, che sarà poi l’anima produttiva delle PrisonBag. L’impresa Second Chance offre, dunque, una seconda possibilità non solo ai vestiti inutilizzati o dimenticati, ma soprattutto a detenuti che desiderano riscattarsi, attraverso il lavoro volontario in quest’attività di ricollocamento sociale.
Per raggiungere questo obiettivo, nella sede principale in Via Bligny e nella succursale di Via Bertola, sono stati collocati dei bidoni di raccolta indumenti e tessuti di scarto, che saranno fondamentali per la realizzazione del progetto e che rendono ognuno di noi una parte essenziale nella concretizzazione di ciò che, per ora, sono le fondamenta di quella che potrebbe diventare una vera e propria attività imprenditoriale.
La lotta agli sprechi e all’inquinamento è una battaglia che bisogna affrontare insieme, come anche quella di non dimenticare chi ha sbagliato e che merita una seconda chance. Avere uno scopo comune, ognuno con la propria parte. PrisonBag è questo: un’iniziativa per l’ambiente per l’uomo, che nasce dal presupposto che una seconda possibilità se meritano entrambi. Dare una seconda chance può far vivere meglio tutti!
Cristiano Colucci, Ginevra Ghergia